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3. Annunciare la Parola – 5 dicembre 2021

5 dicembre

2ª DOMENICA DI AVVENTO

La parola di Dio venne su Giovanni

PER RIFLETTERE E MEDITARE

Il brano del Vangelo inquadra l’attività del Battista nel tempo storico che gli fa da cornice. Siamo nell’anno 27-28 d.C., il quindicesimo di Tiberio, sotto il potere religioso dei sommi sacerdoti Anna e Caifa. Ponzio Pilato governa la Giudea, Erode è il tetrarca della Galilea.

L’attesa del messia
Il paese è sotto il dominio dei Romani. Alle dipendenze dei Romani sono sia Erode che il fratello Filippo e il tetrarca Lisania. Gli ebrei attendono un liberatore, il nuovo Mosè, un messia inviato da Dio per scacciare l’esercito romano che occupa politicamente e militarmente il paese. La gente è convinta che sarà il messia, da tempo atteso e annunciato dai profeti, a riportare la nazione al suo antico splendore, come ai tempi di Davide.
Nella pienezza dei tempi Gesù viene annunciato dal Battista, un profeta austero che ha scelto per sé il deserto, un uomo che non ha peso politico, ma che è animato dallo spirito dei grandi profeti. Presenta con parole di fuoco l’arrivo del messia, esorta a preparare la strada, a spianare i monti e a colmare i burroni, a convertirsi e a cambiare vita.

La parola dei profeti
Dio affida ai profeti i suoi annunzi di speranza. E lo fa anche in questa domenica di Avvento attraverso le parole di Baruc e del Battista.
Baruc paragona la città di Gerusalemme a una vedova a cui sono stati strappati i figli e siede sconsolata, ricoperta della veste di lutto. Il profeta si riferisce in realtà al fatto drammatico della distruzione di Gerusalemme, la città santa, e alla deportazione dei suoi abitanti. Gerusalemme ha assistito tristemente all’esilio dei suoi figli, che probabilmente non avrebbe più rivisto. Ma Baruc, a nome di Dio, reca un messaggio di gioia nella certezza che Dio interverrà, confermando la vocazione universale della città santa. Il profeta invita Gerusalemme a correre fin sulla cima di un monte, a guardare verso oriente e a vedere il miracolo del ritorno dei suoi figli. Essi tornano trionfanti. Ed è Dio stesso che rende piano ogni monte, che livella il terreno, perché possano ritornare sicuri e senza fatica.
Profetizza anche il Battista, l’ultimo dei profeti dell’Antico Testamento. Percorre «tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati». Fa sua la parola di Isaia, che invita a «preparare la via del Signore, a raddrizzate i suoi sentieri!». Giovanni dà a queste parole il significato più evangelico: battezza perché il messia sia atteso con animo aperto e con la disponibilità alla conversione.

Il nostro Avvento
«Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!», esorta il Battista. Un tempo le strade venivano materialmente spianate e bonificate per l’arrivo del re. Anche oggi, quando c’è la visita del papa o di un politico importante si asfaltano le strade, si ridipingono le facciate delle case.
In realtà siamo chiamati a convertirci, a raddrizzare i sentieri del nostro spirito, ad attendere l’arrivo del messia con una vita buona. La parola di Dio parla di burroni e di valli da spianare, di passi tortuosi, di luoghi impervi da rimuovere. È la nostra vita che va risistemata, è il nostro cuore, sono i nostri difetti che accettiamo a volte troppo pacificamente. Allora potremo vedere «la salvezza di Dio».
Dobbiamo rinnovarci nel nostro tempo, nella concretezza del momento storico in cui viviamo, con le persone concrete che ci governano. Sapendo che anche la nostra società ha bisogno di essere battezzata per essere degna del Signore che viene, affinché la venuta di Gesù lasci un segno, diventi qualcosa di storico.

Profeti tra noi
«Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio», dice il Vangelo. La venuta di Gesù trasformerà la terra, dice il Battista. Dovrebbe essere così. Purtroppo a Natale la trasformerà sicuramente con miliardi di luci che si accenderanno in ogni angolo del mondo, anche dove il vero Natale non è di casa.
Oggi come ieri viviamo in tempi difficili, la nostra società spesso non ci piace perché non funziona come vorremmo. Siamo anche noi in attesa di un salvatore e qualche volta sentiamo come insopportabili il silenzio di Dio. In Gesù, annunciato dal Battista, Dio si fa vicino e ci parla. Oggi comunica con noi attraverso la sua parola e quella dei nuovi profeti, che non mancano anche nei nostri giorni. Tocca a noi aprire le orecchie per ascoltare le tante voci che ci parlano di lui.
Giovanni ci invita a entrare in un atteggiamento di attesa, e ci lascia il suo esempio di vita. Lui ha scelto il silenzio e l’austerità del deserto, e così dovremmo fare anche noi, per essere noi stessi, quelli che Gesù desidera incontrare venendoci incontro. Ci invita a fare un po’ a meno di radio e tv, a evitare i tanti rumori della nostra società per trovare un po’ di tempo per noi. Se lo faremo, potremo lasciare anche noi un segno profetico come ha fatto il Battista. In ogni tempo Gesù sollecita qualcuno che annunci la sua venuta, che gli prepari la strada, che raddrizzi i sentieri. Perché il Figlio di Dio possa venire anche oggi e raggiungere gli uomini del nostro tempo.

UN FATTO – UNA TESTIMONIANZA

«Orsù, misero mortale, fuggì via per breve tempo dalle tue occupazioni, lascia per un po’ i tuoi pensieri tumultuosi. Allontana in questo momento i gravi affanni e metti da parte le tue faticose attività. Attendi un poco a Dio e riposa in lui. Entra nell’intimo della tua anima, escludi tutto tranne Dio e quello che ti aiuta a cercarlo, e, richiusa la porta, cercalo» (sant’Anselmo).