Pubblicato il

5. Perdono e Preghiere dei Fedeli – 23 gennaio 2022

23 GENNAIO 2022

3ª DOMENICA del Tempo ordinario

La Parola oggi

(Domenica della Parola)

RICHIESTA DI PERDONO

  • Signore, ascoltiamo la tua Parola con superficialità e non ci lasciamo coinvolgere. Abbi pietà di noi.
  • Cristo, non crediamo che seguire il tuo esempio sia davvero possibile nel tempo che stiamo vivendo. Abbi pietà di noi.
  • Signore, cerchiamo speranza, ma non sappiamo essere noi stessi portatori di speranza. Abbi pietà di noi.

PREGHIERA UNIVERSALE

In Cristo, Dio è sceso sulla terra, in mezzo a noi, e si è seduto nelle nostre assemblee. Preghiamo insieme e diciamo:

Signore, sii tu la nostra speranza.

  • Perché sappiamo rendere testimonianza alla tua legge d’amore con la nostra gioia. Preghiamo.
  • Perché la nostra fede non si nutra della superficialità dei simboli esteriori, ma della profondità del tuo Vangelo. Preghiamo.
  • Perché riusciamo a leggere le vicissitudini della storia alla luce della tua venuta nel mondo. Preghiamo.
  • Perché, quando ci interroghiamo sulla fonte della nostra speranza, abbiamo il coraggio di ascoltare davvero la tua Parola e di metterla in pratica. Preghiamo.

O Padre, la lunga attesa del popolo d’Israele è stata premiata con la venuta del Messia sulla terra. Rendici pazienti e capaci di cogliere i segni della tua presenza nella Parola. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.

Pubblicato il

6. Vignetta di RobiHood – 23 gennaio 2022

23 GENNAIO 2022

3ª DOMENICA del Tempo ordinario

La Parola oggi

(Domenica della Parola)

Per scaricare sul tuo pc l’immagine in formato grande e colorabile,
cliccaci sopra col tasto destro del mouse e scegli “Salva immagine con nome“.

 


Pubblicazioni di Roberto Benotti (RobyHood) presso Elledici:

Laudato sii

Ancilla Domini

Un anno straordinario

Sorrisi divini

I Love Francesco

Pubblicato il

2. Letture e introduzioni – 16 gennaio 2022

16 GENNAIO 2022

2ª DOMENICA del Tempo ordinario

Cristo, rinnovatore della storia, e la chiesa, sua sposa

(Giornata mondiale del migrante e del rifugiato)

Con la liturgia di questa domenica, cominciamo quel lungo e appassionante cammino di conoscenza di Cristo che è il tempo ordinario.

Questo cammino comincia con un «miracolo», laddove con questo termine non si fa riferimento tanto a un’alterazione delle leggi di natura, quanto piuttosto a un cambiamento di senso della storia. Il vero miracolo di Gesù è infatti la sua stessa presenza, che trasforma ciò che era vecchio e stantio in qualcosa di nuovo e di migliore.

PRIMA LETTURA
Gioirà lo sposo per la sposa.

La Gerusalemme descritta da Isaia è figura della storia dell’uomo, redenta, trasformata e arricchita di un senso dalla venuta nel mondo del Signore. Il diadema regale, simbolo della sua vittoria sul male, viene nominato accanto alla palma, immagine del martirio.

Dal libro del profeta Isaia          Is 62,1-5
Per amore di Sion non tacerò,
per amore di Gerusalemme non mi concederò riposo,
finché non sorga come aurora la sua giustizia
e la sua salvezza non risplenda come lampada.
Allora le genti vedranno la tua giustizia,
tutti i re la tua gloria;
sarai chiamata con un nome nuovo,
che la bocca del Signore indicherà.
Sarai una magnifica corona nella mano del Signore,
un diadema regale nella palma del tuo Dio.
Nessuno ti chiamerà più Abbandonata,
né la tua terra sarà più detta Devastata,
ma sarai chiamata Mia Gioia
e la tua terra Sposata,
perché il Signore troverà in te la sua delizia
e la tua terra avrà uno sposo.
Sì, come un giovane sposa una vergine,
così ti sposeranno i tuoi figli;
come gioisce lo sposo per la sposa,
così il tuo Dio gioirà per te.
Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE           Dal Salmo 95 (96)
La novità della venuta di Gesù Cristo nel mondo richiede un nuovo approccio alla vita, che si esprima in un nuovo canto.

Rit. Annunciate a tutti i popoli le meraviglie del Signore.
Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome.
Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.

In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.
Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,
date al Signore la gloria del suo nome.

Prostratevi al Signore nel suo atrio santo.
Tremi davanti a lui tutta la terra.
Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
ùEgli giudica i popoli con rettitudine.

SECONDA LETTURA
L’unico e medesimo Spirito distribuisce a ciascuno come vuole.
Come Cristiani, siamo chiamati a costruire una nuova storia. Per questa missione ciascuno di noi deve mettere a servizio i suoi migliori carismi, i quali, però, hanno senso solo se mantengono vivo il loro scopo: renderci immagine di Cristo.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 1 Cor 12,4-11

Fratelli, vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti.
A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune: a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene dato il linguaggio di sapienza; a un altro invece, dallo stesso Spirito, il linguaggio di conoscenza; a uno, nello stesso Spirito, la fede; a un altro, nell’unico Spirito, il dono delle guarigioni; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di discernere gli spiriti; a un altro la varietà delle lingue; a un altro l’interpretazione delle lingue.
Ma tutte queste cose le opera l’unico e medesimo Spirito, distribuendole a ciascuno come vuole.
Parola di Dio.

CANTO AL VANGELO                   Cf 2 Ts 2,14
Alleluia, alleluia.
Dio ci ha chiamati mediante il Vangelo, per entrare in possesso della gloria
del Signore nostro Gesù Cristo.
Alleluia.

VANGELO
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù.
Nella risposta di Gesù a Maria («Non è ancora giunta la mia ora») c’è un’indicazione per coloro a cui il Vangelo è rivolto, cioè per noi: il senso ultimo di ciò che egli compie, sarà svelato nel sacrificio pasquale. La sua missione, infatti, non è di far riuscire bene le feste di nozze, ma di trasformare la nostra storia di privazioni in una storia di salvezza.

Dal vangelo secondo Giovanni                    Gv 2,1-11
In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.
Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono.
Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
Parola del Signore.

Pubblicato il

3. Annunciare la Parola – 16 gennaio 2022

16 GENNAIO 2022

2ª DOMENICA del Tempo ordinario

Cristo, rinnovatore della storia, e la chiesa, sua sposa

(Giornata mondiale del migrante e del rifugiato)

PER RIFLETTERE E MEDITARE

Abituati come siamo al comportamento dei nostri sposi ai loro pranzi di nozze, questi di Cana fanno proprio brutta figura. Essi sono assenti dalla scena narrata da Giovanni e (orrore!) rimangono senza vino.
Questo dà la cornice narrativa per l’intervento sollecito della Madre di Gesù e per il compiersi di un evento prodigioso. Così il lettore è piano piano portato a dimenticarsi degli sposi e a centrare tutta l’attenzione su Gesù. Quello delle «nozze di Cana» è un brano a forte concentrazione cristologica.

La cristologia sottesa
La lettura liturgica inizia con il canonico «in quel tempo». In questo modo, però, elimina l’esordio giovanneo: «il terzo giorno» (Gv 2,1). Sommando i giorni che Giovanni menziona a partire dalla prima testimonianza di Giovanni Battista (cf Gv 1,19) con questi tre fanno sette. Al termine di questa settimana, che richiama quella della creazione, avviene il miracolo della trasformazione dell’acqua in vino. L’acqua per la purificazione diventa vino nuovo, buonissimo (cf Gv 2,10). La creazione con Cristo si rinnova.
Nel brano di Cana sono forti i richiami continui agli eventi pasquali. Gesù parla della sua «ora» (Gv 2,4) non ancora giunta; il capitolo 13 inizia dicendo: «Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre» (Gv 13,1). A Cana Gesù si rivolge alla madre chiamandola «donna» (Gv 2,4); dalla croce Gesù si rivolge a Maria dicendo: «Donna, ecco tuo figlio» (Gv 19,26). A Cana, dice Giovanni, «fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui» (Gv 2,11). Com’è noto per Giovanni la gloria di Cristo risplende sulla croce, e il suo vangelo termina (la prima conclusione) dicendo: «Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome» (Gv 20,30-31). In poche parole tutto pone al centro Cristo, che il discorso Giovanneo presenta come il glorificato, il crocifisso e il risorto.

La Chiesa, lo sposo
Tuttavia, non è solo un’occasione narrativa il fatto che la gloria sia manifestata proprio durante il contesto sponsale. Alla luce di questo contesto assume nuovo significato il modo di rivolgersi a Maria da parte di Gesù: «Donna». È un titolo che richiama la Sion dell’Antico Testamento, la città prediletta dal Signore e con la quale, nel linguaggio profetico, egli intrattiene un rapporto sponsale. Maria, la Chiesa, è la vera sposa di questo brano in cui sono assenti gli sposi. E Gesù, che inaugura la creazione nuova, è il vero sposo.
La prima lettura dà le caratteristiche di questo sposalizio. Dio, l’io narrante dell’oracolo, si rivolge a Gerusalemme in termini matrimoniali. La esalta per la sua bellezza, gioisce per lei, si delizia di lei. Per questo rapporto sponsale anche la città eletta cambia la propria condizione. Non più «Abbandonata», non più «Devastata»; bensì «mia Gioia» e «Sposata» (Is 62,4). E aggiunge, in un trionfo di entusiasmo: «Sì, come un giovane sposa una vergine, così ti sposeranno i tuoi figli; come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te» (Is 62,5). È una relazione nuova e rinnovante, che cambia l’acqua della purificazione rituale in vino dell’allegrezza, dell’amore (cf Gv 2,9). Una relazione che trasforma un banchetto opacizzato dalla mancanza di vino, dopo aver servito quello «meno buono», in un banchetto festoso in cui si serve il «vino buono».

Il senso della nostra storia
Con Cristo e la sua passione comincia un tempo nuovo per l’umanità. La storia riceve un nuovo indirizzo e un nuovo senso.
Cristo con la sua incarnazione, morte e resurrezione ha rinnovato la storia. Il segno di Cana afferma che l’umanità, noi, viviamo una nuova e gioiosa relazione sponsale con Dio. In attesa della sua manifestazione nella gloria.
Fra incarnazione e gloria, il nostro è il tempo di mezzo. Il tempo nel quale il nostro ruolo è di ascoltare e fare quanto dice Maria: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela» (Gv 2,5). In questa frase riecheggia la risposta di Israele nel deserto: «Quanto il Signore ha detto noi lo faremo» (Es 19,8). La fede, risposta obbediente, è l’atteggiamento del credente nella storia. La nostra storia. Essa non è destituita di senso perché protesa verso il fine. Essa è il tempo della prova e della conferma della nostra fedeltà.

Pubblicato il

5. Perdono e Preghiere dei Fedeli – 16 gennaio 2022

16 GENNAIO 2022

2ª DOMENICA del Tempo ordinario

Cristo, rinnovatore della storia, e la chiesa, sua sposa

(Giornata mondiale del migrante e del rifugiato)

RICHIESTA DI PERDONO

  • Signore, non sappiamo cogliere la novità del tuo annuncio e lo distorciamo, adattandolo ai nostri rassicuranti schemi mentali. Kyrie eleison.
  • Signore, non ci lasciamo trasformare dalla tua Parola, rimanendo disillusi e indifferenti. Christe eleison..
  • Cristo, quando il nostro entusiasmo e le nostre energie vengono meno, cominciamo a diffidare di te. Kyrie eleison.

PREGHIERA UNIVERSALE

Dio non si accontenta di un’adesione formale al suo messaggio di salvezza: vuole trasformarci nel profondo. Preghiamo insieme e diciamo:

Signore, fa’ di noi un vino nuovo.

  • Perché la Chiesa, affidandosi alla fede, sappia leggere i segni della tua presenza senza cadere nella superstizione. Preghiamo.
  • Perché sappiamo seguire l’indicazione di Maria: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Preghiamo.
  • Perché ci ricordiamo che, quando il banchetto sembra finito, il tuo amore ci riserva ancora la parte migliore. Preghiamo.
  • Perché l’ascolto della tua Parola ci accompagni lungo questo anno liturgico e ci converta. Preghiamo.

O Padre, nella nostra vita, tutto si esaurisce eccetto il tuo amore. Fa’ che possiamo fare del nostro cammino su questa terra un’occasione per ricercarti e per farci trasformare dal tuo Vangelo. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.

Pubblicato il

6. Vignetta di RobiHood – 16 gennaio 2022

16 GENNAIO 2022

2ª DOMENICA del Tempo ordinario

Cristo, rinnovatore della storia, e la chiesa, sua sposa

(Giornata mondiale del migrante e del rifugiato)

Per scaricare sul tuo pc l’immagine in formato grande e colorabile,
cliccaci sopra col tasto destro del mouse e scegli “Salva immagine con nome“.

 


Pubblicazioni di Roberto Benotti (RobyHood) presso Elledici:

Laudato sii

Ancilla Domini

Un anno straordinario

Sorrisi divini

I Love Francesco

Pubblicato il

2. Letture e introduzioni – 9 gennaio 2022

9 gennaio 2022

BATTESIMO DEL SIGNORE

GESÙ, FIGLIO DI DIO, SI BATTEZZA COME UN PECCATORE

In questa domenica, siamo invitati a riflettere sulle scelte di Gesù e, di conseguenza, su quelle che siamo tenuti a fare se vogliamo seguire il suo esempio.
Egli, pur essendo il Messia tanto atteso, si reca, come molti suoi contemporanei, al Giordano, per farsi battezzare da Giovanni. Il suo gesto non va interpretato primariamente in senso morale («non ti isolare, anche se sei superiore»), ma teologico: Dio non disprezza la nostra debolezza, entra invece in essa, s’incarna, e la redime con forza e tenerezza.

PRIMA LETTURA

Si rivelerà la gloria del Signore e tutti gli uomini la vedranno.
Isaia annuncia la fine della tribolazione di Gerusalemme e l’inizio di una grande gioia. Per noi, oggi, la liberazione definitiva è la venuta nel mondo del bambino Gesù e la sua condivisione della nostra umanità.

Dal libro del profeta Isaia                    Is 40,1-5.9-11

«Consolate, consolate il mio popolo –
dice il vostro Dio.
Parlate al cuore di Gerusalemme
e gridatele che la sua tribolazione è compiuta
la sua colpa è scontata,
perché ha ricevuto dalla mano del Signore
il doppio per tutti i suoi peccati». Una voce grida:
«Nel deserto preparate la via al Signore,
spianate nella steppa la strada per il nostro Dio.
Ogni valle sia innalzata,
ogni monte e ogni colle siano abbassati;
il terreno accidentato si trasformi in piano
e quello scosceso in vallata.
Allora si rivelerà la gloria del Signore
e tutti gli uomini insieme la vedranno,
perché la bocca del Signore ha parlato».
Sali su un alto monte,
tu che annunci liete notizie a Sion!
Alza la tua voce con forza,
tu che annunci liete notizie a Gerusalemme.
Alza la voce, non temere;
annuncia alle città di Giuda: «Ecco il vostro Dio!
Ecco, il Signore Dio viene con potenza,
il suo braccio esercita il dominio.
Ecco, egli ha con sé il premio
e la sua ricompensa lo precede.
Come un pastore egli fa pascolare il gregge
e con il suo braccio lo raduna;
porta gli agnellini sul petto
e conduce dolcemente le pecore madri».
Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE                        Dal salmo 103 (104)
Esaltare la grandezza di Dio e il suo dominio sulle forze della natura è un buon modo per riflettere su quale grande dono sia stata la sua scelta di farsi uomo.

Rit. Benedici il Signore, anima mia.

Sei tanto grande, Signore, mio Dio!
Sei rivestito di maestà e di splendore,
avvolto di luce come di un manto,
tu che distendi i cieli come una tenda.

Costruisci sulle acque le tue alte dimore,
fai delle nubi il tuo carro,
cammini sulle ali del vento,
fai dei venti i tuoi messaggeri e dei fulmini i tuoi ministri.

Quante sono le tue opere, Signore!
Le hai fatte tutte con saggezza;
la terra è piena delle tue creature.
Ecco il mare spazioso e vasto:
là rettili e pesci senza numero, animali piccoli e grandi.

Tutti da te aspettano
che tu dia loro cibo a tempo opportuno.
Tu lo provvedi, essi lo raccolgono;
apri la tua mano, si saziano di beni.

Nascondi il tuo volto: li assale il terrore;
togli loro il respiro: muoiono,
e ritornano nella loro polvere.
Mandi il tuo spirito, sono creati,
e rinnovi la faccia della terra.

SECONDA LETTURA
Il Signore ci ha salvato con un’acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo.
Dio non ha bisogno di redimerci, tanto quanto Gesù non ha bisogno di battezzarsi. Non sono infatti le logiche del bisogno a muovere l’azione di Dio, ma la sovrabbondanza del suo amore per l’uomo, al di là di ogni calcolo sui meriti o sui demeriti delle sue creature.

Dalla lettera di san Paolo apostolo a Tito      Tt 2,11-14; 3,4-7

Figlio mio, è apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo. Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone.
Ma quando apparvero la bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini, egli ci ha salvati, non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia, con un’acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo, che Dio ha effuso su di noi in abbondanza per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro, affinché, giustificati per la sua grazia, diventassimo, nella speranza, eredi della vita eterna.
Parola di Dio.

CANTO AL VANGELO                    Cf Lc 3,16

Alleluia, alleluia.

Viene colui che è più forte di me, disse Giovanni;
egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.

Alleluia.

VANGELO
Mentre Gesù, ricevuto il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì.
Il battesimo di Giovanni era un invito a rinnovarsi e ad attendere il momento in cui si sarebbe manifestata la grazia purificatrice e rigeneratrice di Dio. La venuta nel mondo di Gesù è il manifestarsi di quella grazia: per mezzo di lui possiamo entrare in relazione col Padre e diventare uomini nuovi.

Dal vangelo secondo Luca                 Lc 3,15-16.21-22

In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco». Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
Parola del Signore.

Pubblicato il

3. Annunciare la Parola – 9 gennaio 2022

9 gennaio 2022

BATTESIMO DEL SIGNORE

GESÙ, FIGLIO DI DIO, SI BATTEZZA COME UN PECCATORE

PER RIFLETTERE E MEDITARE

La festa del battesimo di Gesù è ancora una celebrazione del tempo di Natale, e alla luce del mistero dell’incarnazione essa va meditata.
Nel tempo di Natale si manifesta con evidenza la paradossalità del cristianesimo: la potenza di Dio che si rivela nella debolezza di un bambino. In poche parole: il paradosso dell’incarnazione.
Il Vangelo è la buona notizia dell’amore di Dio: della solidarietà di Dio con l’umanità nella sua condizione di fragilità; dell’invito a conversione per la salvezza.

Paradossale fino alla passione
Nel giorno del battesimo del Signore, la paradossalità è tutta in un’immagine. Gesù non scende nelle acque del Giordano in splendida solitudine, ma insieme agli altri. L’innocente s’immerge nelle acque con i colpevoli. Questa condivisione della situazione, conseguenza dell’incarnazione e profezia della morte, è la buona notizia, l’evangelo.
L’episodio del battesimo di Gesù e il successivo delle tentazioni nel deserto fungono come cerniera fra la vita nascosta di Gesù trascorsa a Nazaret e l’inizio del ministero pubblico. Come fa spesso nei primi capitoli del suo vangelo, Luca anche in questo episodio inserisce numerosi rimandi agli eventi pasquali e in tal modo si accresce la nostra comprensione del mistero di Cristo. Ma si mostra anche il culmine della paradossalità del cristianesimo.

La rivelazione del mistero di Cristo
Ricevuto il battesimo, Gesù è in preghiera. «Il cielo si aprì e discese su di lui lo Spirito Santo […] come una colomba» (Lc 3,21-22).
Il cielo si apre, parallelo allo squarciarsi del velo del tempio al momento della morte (cf Lc 23,44). S’inaugura l’opportunità di una nuova relazione fra cielo e terra. Cristo è il mediatore del perdono, è colui che porta la redenzione del mondo.
Scende lo Spirito in forma di colomba, con riferimento alla colomba di Noè, annuncio della fine del diluvio. Inizia il tempo di una nuova alleanza fra Dio e gli uomini. Un’alleanza con tutta l’umanità, come quella noachica, che si realizzerà nella passione di Gesù.
Su Gesù scende lo Spirito Santo, come sui discepoli nella Pentecoste. È da notare che la discesa dello Spirito non trasforma Gesù in altro che prima non era (prima era solo uomo, ora diventa Figlio di Dio). Il valore epifanico del battesimo consiste nel fatto che con questo episodio non c’è cambiamento, bensì manifestazione dell’identità. Nel battesimo si rende trasparente ciò che Gesù già è.
Tutto in questo brano parla dell’identità di Gesù. E questa rivelazione avviene nell’ambito della preghiera di Gesù, perché questa è la precondizione per l’apertura e la disponibilità all’ascolto della parola del Padre. È il clima in cui Gesù chiarisce a se stesso la propria identità, accoglie la propria missione e le modalità, paradossali, della sua opera di salvezza. Precisamente in questo contesto si ode la voce dal cielo che autorevolmente accredita Gesù. «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento» (Lc 3, 22). È evidente il riferimento lucano al primo canto del servo di Jahvè (cf Is 42,1-7).

Nel battesimo di Gesù il senso del nostro
Poiché Gesù condivide le acque con il popolo, con l’umanità peccatrice, quella voce è proclamata, come annuncio di salvezza, su tutti coloro che hanno ricevuto il dono del battesimo. È dal battesimo di Gesù che si deve partire per riscoprire il valore del nostro. È dalla paradossalità della sua immersione con i peccatori che viene la speranza per gli uomini. È questa la buona notizia detta dalla festa che celebriamo, così come dalle parole di Paolo: in Cristo «è apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini» (Tt 2,11).
Per questo dono la nostra vita cambia orientamento, diveniamo popolo che gli appartiene, e il rinnovamento e la conversione ne sono effetti e segni. La nostra vita è redenta, in attesa della «manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo» (Tt 2,13). Paolo afferma nell’ultima parte della lettura, una catechesi battesimale, che ciò è avvenuto per grazia e non per merito. Per grazia siamo giustificati. Per grazia diventiamo eredi della vita eterna (cf Tt 3,4-7).
È un annuncio di grande speranza. Il paradosso di una debolezza condivisa per elargire il suo dono e per manifestare la sua potenza.
È la consolazione che si può leggere già in Isaia (cf Is 40,1). Nelle tre parti di cui si compone il brano, partendo dalla situazione storica dell’esilio e del rimpatrio, viene proclamata la revoca della condanna, l’invito a camminare per ritornare a casa, l’annuncio della gioia del popolo alla visione della potenza di Dio. Una potenza che non si ostenta, bensì si manifesta nella cura e nella tenerezza.
«Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri» (Is 40,11).