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6. Vignetta di RobiHood – 16ª DOMENICA T.O.

1 7         L U G L I O
16ª DOMENICA T.O.
LA PARTE MIGLIORE

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Pubblicazioni di Roberto Benotti (RobyHood) presso Elledici:

Laudato sii

Ancilla Domini

Un anno straordinario

Sorrisi divini

I Love Francesco

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Corso di aggiornamento: “L’ermeneutica esistenziale”

Corso di aggiornamento

L'ermeneutica esistenziale:

aspetti filosofici, teologici, psicologici,

pedagogici e didattici.

Testi di approfondimento Elledici con sconto 20%

Per coloro che parteciperanno al corso di aggiornamento promosso dall’UCIIM di venerdì 15 luglio 2022 “L’ermeneutica esistenziale: aspetti filosofici, teologici, psicologici, pedagogici e didattici” vengono proposti come testi di approfondimento:

PROGRAMMA 

RELAZIONI: 15 LUGLIO 2022

  • Ore 9,00: Accoglienza e introduzione
  • Ore 9,30: Ermeneutica esistenziale: aspetti filosofici Prof. M.Marchetto
  • Ore 10: Ermeneutica esistenziale: aspetti teologici Prof. C.Bissoli
  • Ore 10,30:Ermeneutica esistenziale: aspetti psicologici Prof.F.Feliziani
  • Ore 11: Ermeneutica esistenziale: aspetti pedagogici Prof. S.Cicatelli
  • Ore 11,30: Ermeneutica esistenziale: aspetti didattici Prof. R.Romio
  • Ore 12: Confronto
  • Ore 12,30: Indicazioni di lavoro e conclusioni.
  • Ore 13: Chiusura.

LABORATORIO DI PROGETTAZIONE

Chi desidera approfondire può partecipare ad un laboratorio di
progettazione didattica che prevede:
– Incontro organizzativo: 2 ore
– Lettura del testo del corso: 9 ore
– Costruzione di un progetto didattico:10 ore

INDICAZIONI

Link per la partecipazione alle relazioni e al laboratorio del Corso
https://uciim.webex.com/meet/sezione.roma.agazzi.ermeneutica
Link per l'ascolto delle registrazioni degli interventi
sito elearningermeneutica.it

SEGRETERIA
romio.roberto@gmail.com – cell. 333 3924855

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2. introduzioni – 15ª DOMENICA T.O.

10  LUGLIO
15ª DOMENICA T.O.
FARSI PROSSIMI A IMMAGINE DI DIO

Desiderare il bene dell’altro non è prerogativa dei santi o degli ingenui, ma degli uomini. Per il credente poi, impegnarsi attivamente per migliorare la vita dei fratelli non significa soltanto assecondare la propria natura sociale, ma anche rimodellarsi a immagine di Cristo.
Le indicazioni che Gesù stesso fornisce nel vangelo di oggi e che vanno in questo senso, non sono un invito alla dissennatezza. Non si tratta infatti di rinunciare alla saggezza, all’arte di parametrare i propri fini in base ai propri mezzi. Si tratta piuttosto di fare davvero qualcosa, senza perdersi in scrupoli o in chiacchiere e senza scoraggiarsi, poiché «questa parola è molto vicina a te, perché tu la metta in pratica» (cf Dt 30,14).

PRIMA LETTURA
Questa parola è molto vicina a te, perché tu la metta in pratica.
Le parole di Mosè ci ricordano che Dio non ci chiede di fare nulla di più del nostro meglio. Se da un lato siamo dunque sollevati dal compiere sforzi sovrumani, dall’altro siamo anche chiamati a una grande responsabilità, verso le nostre azioni e verso le nostre omissioni.

SALMO RESPONSORIALE           Dal Salmo 18 (19)
Come la legge del Signore è perfetta, così la sua testimonianza è stabile. Un cammino di fede perseverante è dunque possibile.

SECONDA LETTURA
Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui.
Paolo descrive il ruolo di Cristo nella storia partendo da due capisaldi. Egli è principio della creazione, è quel Verbo che era in principio, si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi (cf Gv 1,1-18). Ma egli è anche orizzonte e fine ultimo della Chiesa, vero significato della sua opera nel mondo.

VANGELO
Chi è il mio prossimo?
Il sacerdote e il levita, nonostante la loro conoscenza delle Scritture, non riescono a comprenderne il significato. Solo il Samaritano rende davvero testimonianza a ciò in cui crede, poiché compie quel passaggio da fede teorica a prassi di misericordia che permette all’uomo di risultare gradito a Dio e discepolo di Cristo Gesù.

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3. Commento alle Letture – 15ª DOMENICA T.O.

10  LUGLIO
15ª DOMENICA T.O.
FARSI PROSSIMI A IMMAGINE DI DIO

La conversione è un’esperienza di mutamento e di sviluppo. Di essa si può parlare in molteplici modi, corrispondenti alle molteplici esperienze di conversione possibili. Essa, infatti, può essere il passaggio dalla non fede alla fede. Oppure dal male al bene. O ancora la conversione dal bene al meglio. Infine, nell’esperienza del credente, la conversione si configura come il passaggio dalla fede considerata come un complesso di dottrine da conoscere alla fede vissuta. Ovvero: il passaggio dal fare teologia all’esistenza teologica. Fa teologia chi s’interroga sulla propria esperienza di fede e su Dio. Vive un’esistenza teologica chi incarna quelle riflessioni nella propria vita.

La domanda del dottore della Legge
Quando il dottore della Legge si rivolge a Gesù è animato da un vero desiderio di vita eterna (cf Lc 10,25). La domanda posta, indipendentemente da eventuali intenzioni impure, è di schietta natura religiosa.
Gesù comincia il suo insegnamento innanzi tutto riorientando il discorso, e lo fa ponendo a sua volta una domanda (cf Lc 10,26). La soluzione è nella Legge stessa. Il dottore della legge, infatti, cita due passi dell’Antico Testamento, connettendoli nel giusto ordine (cf Lc 10,27). È chiaro che conosce la Scrittura, che sa la risposta giusta. Il difetto non sta nella non conoscenza teorica (cf Lc 10,28). Ciò che manca è detto nella seconda parte della replica di Gesù: «fa’ questo e vivrai» (Lc 10,28).
Tutto il brano di vangelo di questa domenica si regge sul verbo «fare» (cf anche Lc 10,37). Tutto il brano è un invito a passare dalla teoria alla prassi che renda la teoria concretezza; dal fare teologia al vivere un’esistenza teologica.

Chi è il mio prossimo
Luca dice che, «volendo giustificarsi» (Lc 10,29), il dottore della Legge replica chiedendo chi sia il suo prossimo. La domanda è originata dal modo della casistica giudaica, per cui si cercavano progressive definizioni e delimitazioni della prossimità. Trovando la risposta a essa si chiariscono i termini che rendono possibile la fedeltà alla Legge. Il pio dottore, però, pone la questione su un piano teorico, di definizioni e deduzioni. E il prossimo non è mai un caso che si adegui o no a una definizione. Il prossimo è sempre e solo un volto.

Il buon Samaritano
La questione riguardo il prossimo offre l’occasione per la narrazione della parabola. In essa sono protagonisti un uomo, anonimo; un sacerdote e un levita; un Samaritano. È proprio lui, quello da cui meno te lo aspetti, che è disponibile a lasciarsi toccare dalla situazione di uno sconosciuto, di un estraneo.
Per il sacerdote e il levita, il culto, svuotato del suo senso di essere espressione della vita, diventa alibi per chiudersi all’amore che quello stesso culto dovrebbe significare. Invece il Samaritano si muove a compassione. È lui che pone azioni di misericordia concrete, generose, disinteressate e libere, perché non vincolate da pregiudizi e precetti. Come Gesù, che si fece prossimo a ogni uomo, giusto o ingiusto, santo o peccatore, amico o nemico.
Il Samaritano è attento non a sé o alle proprie preoccupazioni, bensì allo stato di necessità dell’uomo. È qui il primo ribaltamento della parabola. L’attenzione non va all’inquadramento di chiunque in una determinata categoria, bensì alla sua situazione e ai suoi bisogni. Il che consente di definire il prossimo non in quanto mi è prossimo, ma in quanto io mi ci faccio prossimo. Il prossimo non è definito da una teoria, ma da un appello alla mia misericordia. E questo è il secondo ribaltamento operato dalla parabola.

Dalla teoria alla prassi
La conclusione del discorso sta in due verbi: «vai» e «fai». È un appello a passare dalla teoria alla prassi, un invito alla misericordia che non si può mai far scaturire da una norma, bensì da un cuore disponibile e convertito.
Il fondamento di tutto il discorso altro non è che la misericordia di Dio stesso. Questo fondamento viene rivelato in Cristo. È lui, dice san Paolo, l’«immagine del Dio invisibile» (Col, 1,15). Gesù, Dio incarnato, vero buon Samaritano, rivela cosa significhi per Dio stesso porre attenzione ai bisogni del prossimo. Gesù mostra il significato di una prossimità universale. Gesù mostra l’estensione illimitata della libertà dell’accoglienza di Dio.

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4. Letture – 15ª DOMENICA T.O.

10  LUGLIO
15ª DOMENICA T.O.
FARSI PROSSIMI A IMMAGINE DI DIO

PRIMA LETTURA
Questa parola è molto vicina a te, perché tu la metta in pratica.

Le parole di Mosè ci ricordano che Dio non ci chiede di fare nulla di più del nostro meglio. Se da un lato siamo dunque sollevati dal compiere sforzi sovrumani, dall’altro siamo anche chiamati a una grande responsabilità, verso le nostre azioni e verso le nostre omissioni.

Dal libro del Deuteronomio                    Dt 30,10-14
Mosè parlò al popolo dicendo:
«Obbedirai alla voce del Signore, tuo Dio, osservando i suoi co-
mandi e i suoi decreti, scritti in questo libro della legge, e ti
convertirai al Signore, tuo Dio, con tutto il cuore e con tutta
l’anima.
Questo comando che oggi ti ordino non è troppo alto per te, né
troppo lontano da te. Non è nel cielo, perché tu dica: “Chi sa-
lirà per noi in cielo, per prendercelo e farcelo udire, affinché
possiamo eseguirlo?”. Non è di là dal mare, perché tu dica:
“Chi attraverserà per noi il mare, per prendercelo e farcelo udi-
re, affinché possiamo eseguirlo?”. Anzi, questa parola è molto
vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la met-
ta in pratica».
Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE           Dal Salmo 18 (19)
Come la legge del Signore è perfetta, così la sua testimonianza è stabile. Un cammino di fede perseverante è dunque possibile.
Rit. I precetti del Signore fanno gioire il cuore.
La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice.

I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi.

Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti.

più preziosi dell’oro, di molto oro fino,
più dolci del miele
e di un favo stillante.

SECONDA LETTURA
Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui.
Paolo descrive il ruolo di Cristo nella storia partendo da due capisaldi. Egli è principio della creazione, è quel Verbo che era in principio, si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi (cf Gv 1,1-18). Ma egli è anche orizzonte e fine ultimo della Chiesa, vero significato della sua opera nel mondo.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi     Col 1,15-20
Cristo Gesù è immagine del Dio invisibile, primogenito di tutta la creazione,
perché in lui furono create tutte le cose nei cieli e sulla terra,
quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni,
Principati e Potenze.
Tutte le cose sono state create
per mezzo di lui e in vista di lui.
Egli è prima di tutte le cose
e tutte in lui sussistono.
Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa.
Egli è principio,
primogenito di quelli che risorgono dai morti,
perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose.
È piaciuto infatti a Dio
che abiti in lui tutta la pienezza
e che per mezzo di lui e in vista di lui
siano riconciliate tutte le cose,
avendo pacificato con il sangue della sua croce
sia le cose che stanno sulla terra,
sia quelle che stanno nei cieli.
Parola di Dio.

CANTO AL VANGELO                Cf Gv 6,63c.68c
Alleluia, alleluia.
Le tue parole, Signore, sono spirito e vita;
tu hai parole di vita eterna.
Alleluia.

VANGELO
Chi è il mio prossimo?
Il sacerdote e il levita, nonostante la loro conoscenza delle Scritture, non riescono a comprenderne il significato. Solo il Samaritano rende davvero testimonianza a ciò in cui crede, poiché compie quel passaggio da fede teorica a prassi di misericordia che permette all’uomo di risultare gradito a Dio e discepolo di Cristo Gesù.
Dal vangelo secondo Luca                     Lc 10,25-37
In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: «Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno». Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».
Parola del Signore.

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5. Preghiere di perdono e dei Fedeli – 15ª DOMENICA T.O.

10  LUGLIO
15ª DOMENICA T.O.
FARSI PROSSIMI A IMMAGINE DI DIO

RICHIESTE DI PERDONO

  • Signore, partecipiamo alla liturgia eucaristica, ma segretamente pensiamo che una vita da cristiani non faccia per noi. Kyrie eleison.
  • Cristo, sappiamo ciò che ti sarebbe gradito, ma, per pigrizia o per paura, non lo facciamo. Christe eleison.
  • Signore, ti percepiamo come qualcosa d’invisibile e di lontano dalle nostre vite. Kyrie eleison.

PREGHIERE DEI FEDELI

Celebrante. Gesù ci ha rivelato ciò che dobbiamo fare per essere salvi. Preghiamo insieme e diciamo:

Signore, fa’ che amiamo te e ci prendiamo cura dei fratelli.

  • Perché intraprendiamo un cammino di conversione autentica, che cambi la nostra vita e non solo il tono dei nostri discorsi. Preghiamo.
  • Perché le nostre opere siano per i fratelli il segno visibile della tua vicinanza all’uomo e della tua amicizia. Preghiamo.
  • Perché, quando la tua volontà ci sembra imperscrutabile, ci ricordiamo del dono inestimabile della tua Parola. Preghiamo.
  • Perché non siamo mai parchi nello stabilire per chi e in quali situazioni possiamo fare davvero la differenza. Preghiamo.

Celebrante. O Padre, le tue forze e la tua intelligenza superano infinitamente le nostre. Aiutaci a fare il bene anche quando ci sembra di essere troppo deboli o troppo confusi per riuscirci. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.

 


(tratto da: E. Bianco, Preghiera dei fedeli, proposte per le domeniche e feste degli anni A-B-C – Elledici 2002)

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