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Totum Amoris Est – Lettera Apostolica nel IV centenario della morte di San Francesco di Sales

Totum Amoris Est

Lettera Apostolica nel IV centenario della morte di San Francesco di Sales

PAPA FRANCESCO 

Invito alla lettura del Rettor Maggiore dei Salesiani di Don Bosco Ángel Fernández Artime;

Commenti e approfondimenti curati da Morand Wirth, Michele Molinar, Gianni Ghiglion;

Caro Lettore,

abbiamo il piacere di informarti dell'uscita della Lettera Apostolica nel IV centenario della morte di San Francesco di Sales, edita da Elledici, con invito alla lettura del Rettor Maggiore dei Salesiani di Don Bosco Ángel Fernández Artime e i commenti e approfondimenti curati da Morand Wirth, Michele Molinar e Gianni Ghiglione.

Papa Francesco ci conduce verso San Francesco di Sales, un maestro di vita spirituale

«Accostare la figura e i testi di San Francesco di Sales è sempre una sorpresa appassionante, perché in essi viene proiettata una visione cristiana adulta, intensa e tutt’altro che pesante. Proporlo oggi significa aiutare tutti ad essere accompagnati da un maestro di vita spirituale, esperto di umanità e profondamente sapiente nelle cose di Dio. Davvero “Dio è il Dio del cuore umano” e andiamo a lui con tutto noi stessi perché è lì che tutto giunge a maturazione e a pienezza»

(Dal commento di Michele Molinar).

 

Totum Amoris Est

Lettera Apostolica nel IV centenario della morte di San Francesco di Sales

PAPA FRANCESCO

Per motivi legali connessi ai diritti d'autore gestiti dalla Libreria Editrice Vaticana il libro sarà acquistabile solo a partire dall'11 gennaio 2023.

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4. Letture – Maria Santissima Madre di Dio

1 G E N N A I O MARIA SS. MADRE DI DIO
(Giornata mondiale della pace)
POVERI, UMILI E TESTIMONI DELLA GRAZIA

PRIMA LETTURA
Porranno il mio nome sugli Israeliti, e io li benedirò.

Il Signore parla a Mosè e lo istruisce sui compiti da assegnare a suo fratello Aronne. Quest’ultimo, assieme ai sui figli, è il capostipite della casta sacerdotale di Israele. Egli è dunque responsabile di benedire il popolo eletto e di ricordargli che è dal rapporto privilegiato con Dio che trae la sua sicurezza e la sua pace.

Dal libro dei Numeri                                                   Nm 6,22-27

Il Signore parlò a Mosè e disse: «Parla ad Aronne e ai suoi fi- gli dicendo: “Così benedirete gli Israeliti: direte loro:
Ti benedica il Signore e ti custodisca.
Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia.
Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace”.
Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò». Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE                      Dal Salmo 66 (67)
Il salmista  chiede a Dio di rendere visibile il suo volto, segno univoco di verità e giustizia per tutte le genti.

Rit. Dio abbia pietà di noi e ci benedica.

Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
su di noi faccia splendere il suo volto;
perché si conosca sulla terra la tua via,
la tua salvezza fra tutte le genti.

Gioiscano le nazioni e si rallegrino,
perché tu giudichi i popoli con rettitudine,
governi le nazioni sulla terra.

Ti lodino i popoli, o Dio,
ti lodino i popoli tutti.
Ci benedica Dio
e lo temano tutti i confini della terra.

SECONDA LETTURA
Dio mandò il suo Figlio, nato da donna.
Paolo collega la venuta del Figlio di Dio nel mondo con la nostra condizione di figli. Grazie all’incarnazione di Dio in Gesù Cristo, il nostro rapporto con Dio non si riduce più all’osservanza  di alcuni precetti morali, ma si apre all’immediatezza di un amore paritario.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati                    Gal 4,4-7

Fratelli, quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli. E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: Abbà! Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio e, se figlio, sei anche erede per grazia di Dio.

Parola di Dio.

CANTO AL VANGELO                                           Eb 1,1-2

Alleluia, alleluia.

Molte volte e in diversi modi nei tempi antichi Dio ha parlato ai padri per mezzo dei profeti; ultimamente, in questi giorni,
ha parlato a noi per mezzo del Figlio.

Alleluia.

VANGELO
I pastori trovarono Maria e Giuseppe e il bambino. Dopo otto giorni gli fu messo nome Gesù.
Il lungo cammino d’elezione del popolo d’Israele ha il suo compimento nella figura di Maria. Il suo bambino, frutto del suo grembo, è il Messia tanto atteso, il Figlio del Dio vivente. Lo stesso nome dato al neonato, «Gesù», che significa «Dio è salvezza», rimanda al compimento di un cammino storico.

Dal vangelo secondo Luca                                            Lc 2,16-21

In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro. Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.

Parola del Signore.

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2. introduzioni – Maria Santissima Madre di Dio

1   G E N N A I O MARIA SS. MADRE DI DIO
(Giornata mondiale della pace)
POVERI, UMILI E TESTIMONI DELLA GRAZIA

Gesù Cristo, Figlio di Dio, viene al mondo grazie all’amore in- finito di Dio per l’uomo ma anche grazie al «sì» detto da una donna, vissuta in un luogo e in un tempo preciso: Maria di Nazaret.

Ella è il punto più alto del cammino di collaborazione dell’uomo con Dio per la realizzazione del suo progetto di salvezza. Nella sua figura la storia, con la sua contingenza, si eleva fino a toccare l’eternità. Ecco perché Maria rimane il modello sommo di santità per ogni cristiano: tutti noi siamo chiamati a dire di «sì» a Dio e a rendere così possibile la nostra salvezza e forse quella di molti altri.

PRIMA LETTURA
Porranno il mio nome sugli Israeliti, e io li benedirò.
Il Signore parla a Mosè e lo istruisce sui compiti da assegnare a suo fratello Aronne. Quest’ultimo, assieme ai sui figli, è il capostipite della casta sacerdotale di Israele. Egli è dunque responsabile di benedire il popolo eletto e di ricordargli che è dal rapporto privilegiato con Dio che trae la sua sicurezza e la sua pace.

SALMO RESPONSORIALE         Dal Salmo 66 (67)
Il salmista  chiede a Dio di rendere visibile il suo volto, segno univoco di verità e giustizia per tutte le genti.

SECONDA LETTURA
Dio mandò il suo Figlio, nato da donna.
Paolo collega la venuta del Figlio di Dio nel mondo con la nostra condizione di figli. Grazie all’incarnazione di Dio in Gesù Cristo, il nostro rapporto con Dio non si riduce più all’osservanza  di alcuni precetti morali, ma si apre all’immediatezza di un amore paritario.

VANGELO
I pastori trovarono Maria e Giuseppe e il bambino. Dopo otto giorni gli fu messo nome Gesù.
Il lungo cammino d’elezione del popolo d’Israele ha il suo compimento nella figura di Maria. Il suo bambino, frutto del suo grembo, è il Messia tanto atteso, il Figlio del Dio vivente. Lo stesso nome dato al neonato, «Gesù», che significa «Dio è salvezza», rimanda al compimento di un cammino storico.

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3. Commento alle Letture – Maria Santissima Madre di Dio

1 G E N N A I O MARIA SS. MADRE DI DIO
(Giornata mondiale della pace)
POVERI, UMILI E TESTIMONI DELLA GRAZIA

Quale uomo può ritenersi degno di Dio? Non si tratta solo della dignità morale, perché la domanda si può e si deve formulare in modo più proprio e originario dicendo: quale creatura finita può stimarsi degna di stare di fronte a Dio? La sproporzione fra infinito e finito, eterno e temporale, assoluto e relativo, è radicale. Sotto questa prospettiva appare ancora più sublime il mistero dell’accondiscendenza di Dio che, per misericordia, contrae la propria potenza nella debolezza di una carne umana.
Nel racconto evangelico il paradosso dell’incarnazione  si pro- lunga, diventa sistema. Non si ferma al «segno» (cf Lc 2,12) deposto nella mangiatoia, ma si estende anche ai suoi testimoni.
La consapevolezza della nostra indegnità non deve paralizzarci. Primo, perché Dio stesso ha colmato la distanza in Gesù. Secondo, perché primi destinatari dell’annuncio evangelico sono i pastori. In loro possiamo riconoscerci. Da loro possiamo attingere speranza.

I pastori primi testimoni e annunciatori

Attori non marginali di questo passo del vangelo di Luca sono proprio i pastori.
Per professione e posizione sociale identificabili con gli ultimi, i poveri, i sospetti, religiosamente parlando, essi sono la personificazione di quell’indegnità che sembrerebbe escludere da qualsiasi rapporto con Dio. Invece, proprio loro ricevono l’annuncio dell’angelo e per primi si muovono (cf Lc 2,16) verso la mangiatoia.
La narrazione dei primi diciannove versetti del capitolo secondo del vangelo di Luca ruota tutta intorno alla nascita di Gesù. Il fatto storico prima è narrato (cf Lc 2,6-7); quindi è annunciato nella sua portata salvifica (cf Lc 2,11); di questo annuncio viene indicato un «segno» (cf Lc 2, 2) che poi viene verificato (cf Lc 2,16). In questo dinamismo è descritto l’itinerario di fede del credente, di cui i pastori sono rappresentanti.
La fede in Cristo nasce sempre dall’aver ricevuto un annuncio che deve essere effettuato da qualcuno e ascoltato con disponibilità (cf Rm 10,17). Ma l’ascolto, seppur disponibile, non è mai rinuncia alla ricerca e alla riflessione. Per tale via il credente si appropria personalmente del messaggio ascoltato e da tale appropriazione sorge la visione: i pastori vanno a vedere Gesù. Dalla visione, confrontata con le parole ricevute nell’annuncio, sorge la gioia della consapevolezza della salvezza ricevuta, ed è questa che spinge a farsi testimoni, trasformando l’annuncio ricevuto in un annuncio missionario.
Nel loro itinerario i pastori sono l’immagine della Chiesa: povera, indegna del suo Signore, ma esattamente per questo «graziata» e testimone della benevolenza ricevuta.

La disponibilità di Maria

La solennità che oggi è celebrata ha come oggetto chi di questa vicenda di benevolenza fu collaboratrice: Maria, venerata con il ti- tolo di «Madre di Dio». L’orazione di colletta ne celebra il ruolo: «nella verginità feconda di Maria  hai donato agli uomini i beni della salvezza eterna…  per mezzo di lei abbiamo ricevuto l’autore della vita».
Nella lettera ai Galati l’apostolo dice questo ruolo affermando la storicità dell’incarnazione (cf Gal 4,4-5).
Il dono che Maria ha fatto all’umanità rendendosi  «mezzo» è che con la sua maternità si colma, in Gesù, la distanza fra Dio e uomo. Con la sua maternità entra nella storia il Figlio di Dio perché noi siamo assunti a dignità di figli di Dio, in virtù dello Spirito Santo che ci ha donato.
È questa dignità l’oggetto della seconda parte della lettera di Paolo. Per essa noi possiamo rivolgerci in termini confidenziali a Dio (cf Gal 4,6). Per essa riconosciamo che di fronte a Dio non siamo schiavi ma figli ed eredi (cf Gal 4,7).

La benedizione chi ci raggiunge
Attraverso questa chiave di lettura si può rileggere la benedizione di Aronne.
Dove il testo dei Numeri dice «ti benedica il Signore e ti protegga» (Nm 6,24) si potrebbe molto liberamente dire «il Signore ti benedica ed estenda la sua cura su di te». È lui il Signore della sto- ria e delle nostre storie, e, come padre provvidente, si prende cura di noi.
La benedizione  è data al popolo, e cioè alle persone. Alla luce delle affermazioni paoline, la benedizione di Aronne è un invito a tutti all’affidamento e all’abbandono  in Dio nella fede: Dio ha cura di noi, come padre provvidente dei propri figli.

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5. Preghiere di perdono e dei fedeli – Maria Santissima Madre di Dio

DOMENICA 01 GENNAIO 2023
MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO – SOLENNITÀ

PERDONO
• Signore, ci riteniamo forti se abbiamo molto denaro o se sappiamo essere violenti, ma non siamo capaci di morire per coloro che amiamo. Kyrie eleison.
• Cristo, riteniamo che la nostra storia sia troppo infima perché tu possa interessartene. Christe eleison.
• Signore, ci hai mostrato che la salvezza è possibile, ma ci riteniamo ancora perduti. Kyrie eleison.

PREGHIERA UNIVERSALE

Maria non era probabilmente a conoscenza di tutte le conseguenze a cui il suo «sì» avrebbe portato, eppure si è fidata di Dio. Preghiamo insieme e diciamo:

Signore, rendici strumenti della tua salvezza.

  • Perché ci ricordiamo di essere stati benedetti dal tuo amore di Padre. Preghiamo.
  • Perché il tuo Spirito di saggezza guidi le nostre scelte di vita e ci suggerisca la strada migliore per essere veramente felici. Pre- ghiamo.
  • Perché sappiamo leggere nella storia i segni della tua presenza e sappiamo testimoniare con la nostra vita la tua Parola di verità. Pre- ghiamo.
  • Perché, sull’esempio di Maria, sappiamo meditare nel silenzio e lasciare che tu agisca in noi. Preghiamo.

O Padre, collaborare con te a costruire il Regno dei cieli significa seguire un cammino d’umiltà e di pazienza. Aiutaci a percorrerlo con cuore sereno e spirito saldo. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.

 

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6. Vignetta di RobiHood – Maria Santissima Madre di Dio

DOMENICA 01 GENNAIO 2023
MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO – SOLENNITÀ

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Pubblicazioni di Roberto Benotti (RobyHood) presso Elledici:

Laudato sii

Ancilla Domini

Un anno straordinario

Sorrisi divini

I Love Francesco

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3. Commento alle Letture – NATALE DEL SIGNORE

2 5  D I C E M B R E
NATAlE DEL SIGNORE

 

L’esordio dell’oracolo di Isaia, in una celebrazione che si svolge nella notte, è particolarmente suggestivo: «Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse» (Is 9,1).
Il profeta si rivolge al popolo fiaccato dalla guerra e dalle sue conseguenze. A chi soffre per deportazioni, oppressioni, devastazioni, miseria, carestia Isaia proclama l’intervento di Dio: verranno il riscatto e la liberazione. Il profeta annuncia che Dio non abbandona l’umanità nella sua debolezza.
È questa parola, debolezza, che può offrire una chiave di lettura per comprendere e dire il mistero che stiamo celebrando, il dono che stiamo accogliendo, l’Evangelo che ci sta raggiungendo. Il profeta Isaia arriva con il suo messaggio a tutta l’umanità.

Il paradosso salvifico
L’umanità è bisognosa di salvezza per la sua debolezza, che si mostra nella miseria, nella malattia, nella sofferenza, nell’angoscia, nella morte. Le tenebre di cui parla Isaia sono l’oscurità e lo smarrimento che sperimenta chi soffre. E non solo di dolore fisico. Esiste un sordo dolore interiore, che ottunde la vita e la rende più grigia. Lì, nel non-senso, nell’angoscia, nella disperazione è necessario che una luce brilli nelle tenebre.
Dio salva l’uomo condividendone la debolezza. Nel paradosso dell’onnipotenza che si manifesta nella piccolezza e nella debolezza di un bambino, ci è dato di meditare e di contemplare l’inizio di questa speranza.
Luca accentua molto questo paradosso, inquadrando la nascita di Gesù nel tempo del censimento di Cesare Augusto (cf Lc 2,1). Il potere conta i suoi sudditi, sicuramente per motivi fiscali o militari, e con ciò afferma l’orgoglio della propria potenza. Luca sottolinea il forte contrasto tra l’ostentazione del potere e l’oscurità di una nascita povera in uno sperduto villaggio della provincia dell’Impero, fra il potere che si erge come dominio e la nascita di questo bambino che viene al mondo per servire sia il Padre, aderendo al Suo progetto di salvezza, sia gli uomini, per i quali spenderà e offrirà la sua vita.

Natale e Pasqua
Dio salva l’uomo condividendone la debolezza. Se l’esordio è contemplabile in quella stalla, il massimo dell’azione e della potenza di Dio si manifesta nell’immobilità di un crocefisso. Lì Dio scende al fondo della debolezza. Lì Dio è sovranamente potente.
Il mistero del Natale e quello della Pasqua sono intimamente legati. Con il Natale il tempo umano, compiendosi per Maria «i giorni del parto» (Lc 2,6), cessa di essere solo il tempo che scorre in un’inarrestabile e implacabile successione di istanti che porta alla morte. Con il Natale il tempo umano è «trasvalutato» in tempo di salvezza. Come dice l’Apostolo, «è apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini» (Tt 2,11). L’azione di salvezza giunge al compimento nei misteri della Pasqua.
Luca stesso suggerisce che i due momenti sono collegati descrivendo la scena della nascita. Il bambino Gesù non trova posto nell’alloggio (cf Lc 2,7), come avverrà al tempo della passione, quando sarà rifiutato dagli uomini, espulso dalla città, ucciso dalla durezza di cuore dei peccatori. Il bambino Gesù è avvolto in fasce, come il Gesù morto. È posto in una mangiatoia, prefigurazione eucaristica.
Ancor di più la connessione fra i due misteri è stabilita da Luca quando dice che Maria «diede alla luce il suo figlio primogenito» (Lc
2,7). Non dice qualcosa come «figlio unico». Usa una parola che ritorna nel Nuovo Testamento per dire il Cristo risorto, per indicare che in Lui si compie la promessa di un rinnovamento dell’umanità per effetto della risurrezione. Cristo, infatti, è «il testimone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re della terra» (Ap 1,5); oppure, è «il capo del corpo, della Chiesa. Egli è principio, primogenito di quelli che risorgono dai morti» (Col 1,18). È Cristo l’inizio dell’umanità rinnovata nel perdono e nell’amore, dell’umanità divinizzata dalla grazia.

La salvezza per tutti gli uomini
I primi a ricevere l’annuncio della nascita sono i pastori (cf Lc 2,10-11). A loro è dato un «segno» (Lc 2,12). Ciò che appare come un mero elemento narrativo del testo (fasce, mangiatoia) è invece un qualcosa che dice altro rispetto a ciò che sembra dire immediatamente. Il segno dato ai pastori, ai credenti di ogni tempo, è che la prova della grandezza di Dio è la sua piccolezza. Il segno della sua potenza è la sua debolezza.
La salvezza di cui Gesù è portatore vuole raggiungere tutti gli uomini, ma riserva un particolare privilegio per i poveri, gli ultimi,
i reietti, i prostrati. I pastori. Coloro che vivono nella notte come i pastori, i peccatori, ricevono l’annuncio di «una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore» (Lc 2, 1011).
Questo significa augurarsi Buon Natale. Rinnovare la fiducia che anche noi, nella nostra povertà, nella nostra debolezza, nel nostro peccato, siamo raggiunti dalla misericordia di Dio.

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4b. Letture – Natale del Signore – Messa dell’aurora

2 5         D I C E M B R E
NATALE DEL SIGNORE 

MESSA DELL’AURORA
UNA LUCE È SPUNTATA PER IL GIUSTO

PRIMA LETTURA
Ecco, arriva il tuo Salvatore.

L’annuncio del profeta Isaia riguardo all’arrivo di un salvatore, che ha accompagnato tutto il cammino dell’Avvento, assume il suo significato definitivo solo in questo giorno di festa. È Gesù il salvatore, l’atteso. Di conseguenza, siamo noi quel popolo santo ricercato nonostante la sua infedeltà.

Dal libro del profeta Isaia   Is 62,11-12
Ecco ciò che il Signore fa sentire all’estremità della terra:
«Dite alla figlia di Sion: Ecco, arriva il tuo salvatore; ecco, egli ha con sé il premio
e la sua ricompensa lo precede. Li chiameranno Popolo santo, Redenti del Signore.
E tu sarai chiamata Ricercata, Città non abbandonata». Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE         Dal Salmo 96 (97)
Il salmo è un canto di lode per la gloria del Signore. Cristo è la luce che risplende sui giusti, è lui la gioia dei retti di cuore.

Rit. Oggi la luce risplende su di noi.

Il Signore regna: esulti la terra,
gioiscano le isole tutte.
Annunciano i cieli la sua giustizia

e tutti i popoli vedono la sua gloria.

Una luce è spuntata per il giusto,
una gioia per i retti di cuore.
Gioite, giusti, nel Signore,
della sua santità celebrate il ricordo.

SECONDA LETTURA
Ci ha salvati per la sua misericordia.
L’apostolo Paolo identifica la venuta di Gesù Cristo nel mondo con la salvezza per gli uomini. È Dio a rendere possibile questa salvezza, la sua incarnazione rimane un evento di grazia, né meritato né scontato per l’uomo.
Dalla lettera di san Paolo apostolo a Tito            Tt 3,4-7
Figlio mio,
quando apparvero la bontà di Dio, salvatore nostro,
e il suo amore per gli uomini,
egli ci ha salvati, non per opere giuste da noi compiute,
ma per la sua misericordia,
con un’acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo,
che Dio ha effuso su di noi in abbondanza
per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro,
affinché, giustificati per la sua grazia,
diventassimo, nella speranza, eredi della vita eterna.
Parola di Dio.

CANTO AL VANGELO                      Lc 2,14
Alleluia, alleluia.
Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama.
Alleluia.

VANGELO
I pastori trovarono Maria e Giuseppe e il bambino.
L’intera scena è percorsa da due sentimenti contrastanti: da una parte l’umiltà dei pastori e la semplicità dell’ambiente, dall’altra la gloria della nascita del Figlio di Dio in terra. I due movimenti opposti trovano conciliazione proprio nel bambino che è appena venuto al mondo: creatura fragile e bisognosa d’amore e al tempo stesso salvezza potente per Israele.
Dal vangelo secondo Luca                     Lc 2,15-20
Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere».
Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.

Parola del Signore.