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Dossier Catechista: la sfida del digitale

Si riporta la notizia proveniente da “La voce e il tempo” a cura di don Valter RossiDirettore di Dossier Catechista – riguardo la grande sfida che, l’Editrice Elledicì e lApostolato digitale, hanno scelto di affrontare: il digitale.

Dossier Catechista la «sfida» del digitale con l’équipe dell’Apostolato

La collaborazione tra l’équipe dell’Apostolato digitale e la rivista della Elledici Dossier Catechista inizia in un momento ben preciso ed importante. Coincide (casualmente?) con l’uscita del Nuovo Diretto-rio per la catechesi, redatto dal Pontificio Consiglio per la Promozione della nuova evangelizzazione. Il documento, approvato da Papa Francesco il 23 marzo 2020, memoria liturgica di San Turibio di Mogrovejo che, nel XVI secolo, diede forte impulso all’evangelizzazione e alla catechesi, sarebbe stato pubblicato nel mese di giugno, ma il testo iniziava a circolare nella nostra redazione. Erano i giorni del primo lockdown e scoprivamo che la tecnologia ci dava la possibilità di vederci e lavorare restando comodamente seduti sul divano.

Un Meet ci unì, e iniziammo a scambiarci idee ed intuizioni proprio su un punto che stava segnando la novità di quel Direttorio così innovativo: il digitale. Lo confesso, avevo la consapevolezza di parlare con un esperto (don Luca Peyron – coordinatore del Servizio per l’apostolato digitale), per cui mi limitavo ad annuire e confermare, ma dentro di me cresceva la convinzione che le riflessioni che stavamo facendo di fronte ai primi segnali di una «rivoluzione Covidiana» ormai iniziata non potevano fermarsi chiudendo quella conversazione virtuale (ma assai reale). E le parole del Direttorio che stavo leggendo avevano un peso eccezionale: l’educazione al buon uso del digitale, l’accompagnamento nel mondo virtuale, l’esigenza di essere presenti testimoniando i valori del Vangelo… Mi chiedevo: «Ma i nostri catechisti e le nostre catechiste sono pronte ad affrontare questa sfida?».

Non solo per quanto riguarda l’aspetto tecnico-pratico(per quello basta forse un nipote con molta pazienza e un proposito quaresimale), quanto piuttosto per un approccio mentale nuovo, non terrorizzato, né ingenuo, ma sapienziale e fruttuoso. Non potevo lasciarmi scappare l’occasione di incastrare don Luca e la sua équipe nella redazione della rivista, e così arrivammo al dunque. Si trattava di fare un po’ di spazio nella rivista per una riflessione slegata dalla praticità del «fotocopia, distribuisci e colora» che rende tanto felici catechisti e bambini. Due pagine di riflessione e di formazione al digitale, ma non per questo meno utili, anzi indispensabili. Una nuova rubrica che desse punti di riferimento e rispondesse alle richieste del Nuovo Diretto-rio di far crescere «una più profonda comprensione della cultura digitale, aiutando a discernere gli aspetti positivi da quelli ambigui» (n° 216). A mio parere si trattava di una sfida. Non tanto per l’indubbia capacità dell’Apostolato Digitale di centrare i problemi importanti, quanto piuttosto per le difficoltà di coinvolgere nella riflessione «il grande pubblico», soprattutto in un momento in cui si speravano soluzioni immediate a problemi complessi e a sfide che ci avevano volto, come comunità ecclesiali, impreparati.

La sospensione delle Messe persino a Pasqua, la chiusura degli oratori, l’interruzione della catechesi, la socialità ridotta, il distanziamento non potevano trovare risposte a basso prezzo ma chiedevano un surplus di faticosa riflessione. Ora stiamo impaginando l’ultimo numero di questa faticosa annata che ci ha tolto molto catechismo in presenza ma ci ha dato l’occasione di pensare, e viene naturale provare a fare sintesi. Ci siamo riuniti nel consiglio di redazione e ci siamo chiesti quanto siano stati apprezzati questi articoli. Forse non abbastanza, ma un primo percorso è iniziato e non intendiamo fermarci. Anche noi rischiamo di diventare prigionieri della «cultura dell’istantaneo». «La sfida dell’evangelizzazione comporta quella dell’inculturazione nel continente digitale» (372), afferma il Direttorio, ribadendo l’importanza di offrire spazi di esperienza di fede autentica, capaci di fornire chiavi interpretative per temi forti, come la corporeità, l’affettività, la giustizia e la pace. Come salesiani, proprio nei dintorni della festa nostro santo fondatore, ribadiamo che: «Quando si tratta di qualche cosa che riguarda la grande causa del bene, Don Bosco vuol essere sempre all’avanguardia del progresso».

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2. Letture e introduzioni – 7 febbraio 2021

7 febbraio

5ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Una giornata di Gesù

Tutto l’Antico Testamento è preparazione e attesa di Gesù. Mosè inviterà gli ebrei ad attendere un nuovo liberatore, un altro come lui, perché Dio non abbandona il suo popolo. Sin dall’inizio della sua predicazione, Gesù si rivela come il profeta atteso. La sua parola colpisce chi lo ascolta: Gesù parla con autorità e trasmette insegnamenti nuovi. Lo fa attraverso le parole, ma anche e di più con la sua vita e i miracoli.

PRIMA LETTURA

Notti di affanno mi sono state assegnate.

Giobbe è un uomo diventato il simbolo dell’uomo che soffre, dell’uomo schiacciato dal dolore. Si lamenta con Dio per quanto gli sta capitando. Non sopporta più le notti insonni, i giorni che passano senza speranza, e prega che il Signore della vita gli usi misericordia e gli venga in aiuto. 

 Dal libro di Giobbe.                                                                                                     Gb 7,1-4.6.7

Giobbe parlò e disse:
«L’uomo non compie forse un duro servizio sulla terra
e i suoi giorni non sono come quelli d’un mercenario?
Come lo schiavo sospira l’ombra
e come il mercenario aspetta il suo salario, così a me sono toccati mesi d’illusione
e notti di affanno mi sono state assegnate. Se mi corico dico: «Quando mi alzerò?».
La notte si fa lunga e sono stanco di rigirarmi fino all’alba.
I miei giorni scorrono più veloci d’una spola, svaniscono senza un filo di speranza.
Ricòrdati che un soffio è la mia vita:
il mio occhio non rivedrà più il bene».

Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE                                                                Dal Salmo 146 (147)

È bello lodare Dio. Egli conosce ogni cosa e le accompagna con la sua bontà e la sua sapienza. Abbassa gli empi e si compiace degli umili.

Rit. Risanaci, Signore, Dio della vita.

È bello cantare inni al nostro Dio,
è dolce innalzare la lode.
Il Signore ricostruisce Gerusalemme,
raduna i dispersi d’Israele.

Risana i cuori affranti
e fascia le loro ferite.
Egli conta il numero delle stelle
e chiama ciascuna per nome.

Grande è il Signore nostro, grande nella sua potenza;
la sua sapienza non si può calcolare.
Il Signore sostiene i poveri,
ma abbassa fino a terra i malvagi.

 SECONDA LETTURA

Guai a me, se non annuncio il vangelo.

Paolo afferma di essere soprattutto un predicatore, un annunciatore del Vangelo, ma questo non lo inorgoglisce, perché ne sente la responsabilità. È questo infatti l’incarico che gli è stato affidato dal Signore. E proclama di predicare il Vangelo gratuitamente, con la massima disponibilità, facendosi servo di tutti, pur di «salvare a ogni costo qualcuno». 

 Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi.                              1Cor 9,16-19.22-23

Fratelli, annunciare il Vangelo non è per me un vanto, perché è una necessità che mi si impone: guai a me se non annuncio il Vangelo!
Se lo faccio di mia iniziativa, ho diritto alla ricompensa; ma se non lo faccio di mia iniziativa, è un incarico che mi è stato affidato. Qual è dunque la mia ricompensa? Quella di annunciare gratuitamente il Vangelo senza usare il diritto conferitomi dal Vangelo.
Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero. Mi sono fatto debole per i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno. Ma tutto io faccio per il Vangelo, per diventarne partecipe anch’io.

Parola di Dio.

CANTO AL VANGELO         Mt 8,17

Alleluia, alleluia.

Cristo ha preso le nostre infermità e si è caricato delle nostre malattie.

Alleluia.

VANGELO

Guarì molti che erano affetti da varie malattie.

L’evangelista Marco descrive una giornata di Gesù. Prima va in sinagoga, poi resta ospite a casa di Pietro e Andrea. Qui guarisce la suocera di Pietro e trascorre il pomeriggio con loro. A sera vengono tantissimi ammalati per essere guariti. All’alba del giorno dopo, quando è ancora buio, Gesù cerca un posto deserto per pregare. Cercato dagli apostoli, parte con loro per annunciare il Vangelo altrove.

Dal vangelo secondo Marco.                                                                                      Mc 1,29-39

In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.
Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».
E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.

Parola del Signore.

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3. Annunciare la Parola – 7 febbraio 2021


7 febbraio

5ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Una giornata di Gesù

PER RIFLETTERE E MEDITARE

Questo brano di Vangelo sembra presentare una giornata tipo di Gesù. Egli passa dalla sinagoga alla casa di Pietro e Andrea. Guarisce la suocera di Pietro e incontra una folla di ammalati, anzi, «tutti» gli ammalati e gli indemoniati della città, dice il Vangelo. È così diffusa la malattia! Gesù ne guarisce molti, preso dalla misericordia. Lo si vede qui e in tante altre circostanze in cui non riesce per così dire a frenare la sua compassione per l’uomo e la donna che soffrono.

Gesù guarisce
La prima lettura presenta il lamento di Giobbe. Dice: «La vita è un soffio». Tra le tante definizioni, questa sembra la più pessimistica, ma esprime tutta la brevità e l’inconsistenza del nostro esistere su questa terra. «I giorni scorrono più veloci di una spola». Il Vangelo presenta quasi una risposta a tanto pessimismo. Una parola di speranza espressa nei gesti di Gesù che compie miracoli. Un terzo del Vangelo di Marco presenta miracoli. I Vangeli domenicali di quest’anno ce li presentano fino alla nona domenica. Ma spesso si sospende prima, per l’inizio della Quaresima.
Gesù guarisce la suocera di Pietro. Le si avvicina, la solleva prendendola per mano. È una scena piena di umanità. Un rabbino non si sarebbe mai degnato di accostarsi a una donna e di prenderla per mano. Alla fine la suocera di Pietro si direbbe che ricambia e tutto appare singolarmente umano: appena non ha più la febbre, si mette a servire Gesù e gli altri.  

Noi e la malattia
Dobbiamo anzitutto toglierci due idee sbagliate, ma molto diffuse: la prima, che se stiamo male è per un castigo di Dio, o perché Dio non ci ama; la seconda, che sia facile avere fede quando si è ammalati. Perché non è così. Anzi, la malattia è una tentazione proprio contro la bontà di Dio. Non per niente, c’è un sacramento specifico per trovare la forza di sopportare la malattia grave.
Il senso della sofferenza ci sfugge. I tentativi di comprendere il dolore e la sofferenza si rivelano fallimentari anche per i cristiani. Non si può che tacere, come farà Giobbe di fronte al mistero del suo dolore. Sapendo che Dio è dalla nostra parte, perché vede la nostra sofferenza: in Gesù l’ha condivisa e l’ha salvata.
Ogni sofferenza è un invito a imparare ad amare, a scoprire la solidarietà. I miracoli di Gesù sono un appello a metterci a servizio dell’uomo, a mettere le risorse della scienza e della medicina a servizio dell’amore, anche se può sembrare utopistico.
La malattia ci rivela nella nostra piccolezza e fragilità. Pone interrogativi angoscianti sul senso della vita e del dolore. Ma la malattia aiuta anche ciascuno a entrare in se stesso, a vivere in modo meno superficiale, a dare un senso ai suoi giorni.

La preghiera di Gesù
Quella raccontata dal Vangelo di oggi è in qualche modo una giornata trionfale per Gesù, e avrebbe potuto lasciarsi prendere dall’entusiasmo. Invece appena può si ritira a pregare. Durante il giorno è stato preso dall’incontro con gli uomini, a contatto con la sofferenza e la malattia; di notte si incontra con il Padre e − non c’è dubbio − presenta al Padre le sofferenze dell’uomo.
Gesù anche in altre circostanze si alza prestissimo e si raccoglie in preghiera quando è ancora buio, in un luogo solitario. Sappiamo che la preghiera è di grande aiuto per comprendere il significato delle nostre sofferenze, ma anche per avere la forza e l’entusiasmo per portare il Vangelo ai nostri fratelli. Tutto questo è detto per noi. Se Gesù ha avuto bisogno della preghiera, è grave che noi ne facciamo così facilmente a meno. Qui si parla di preghiera vera, personale, di un dialogo intimo con il Padre.Tanti cristiani fanno solo l’esperienza della preghiera biascicata e di domanda, oppure si lasciano smuovere solo dallo straordinario, per il quale sono disposti ad affrontare anche lunghi viaggi e pesanti disagi. Mentre per la preghiera del cuore, quella che alimenta la fede quotidiana e attinge alla Parola di Dio, il tempo non lo si trova facilmente.

Guai a me se non evangelizzo
E poi c’è la predicazione. Quella di Paolo e degli apostoli, quella di Gesù. Egli predica dove c’è la gente: nella sinagoga, all’aperto, nelle piazze. Il mistero dell’incarnazione, cioè il fatto che Dio si è fatto uomo – “parola”, per incontrarci e parlarci – ci dice che la predicazione è parte integrante del messaggio cristiano. È questo il senso delle parole di Paolo, il significato del suo zelo missionario, la sua riconoscenza per essere stato chiamato a essere servitore della parola. Paolo è diventato veramente un uomo nuovo, ha un fuoco dentro ed è pieno di passione per il vangelo. Ci ricorda che annunciare il vangelo è una conseguenza dell’esserci incontrati con Cristo.
Dicevamo che nella Parola di Dio di quest’oggi viene tracciato un identikit di Gesù, ma in realtà anche del cristiano. Solidale e amorevolmente vicino a chi soffre; contemplativo anche all’interno della propria attività, annunciatore del Vangelo: così è il cristiano, che non interrompe il passaparola ricevuto dagli apostoli e continua nell’oggi la predicazione di Gesù.

UN FATTO – UNA TESTIMONIANZA

«Il Dio vivo è un Dio nomade che cammina con i diseredati della Terra. Come diceva l’amico Turoldo, forse “anche Dio è infelice”, soffre con noi, con i perdenti della Storia. È il Dio che ha viscere di donna, viscere materne, che è toccato dalla sofferenza di Wangoi, di Njeri, di Minoo. È il Dio crocifisso, il Dio impotente. Sto forse bestemmiando? Ma anche Gesù ha bestemmiato nella sua vita: “Bestemmia”, dicevano i sacerdoti; e Lui, sulla croce: “Dio mio, perché mi hai abbandonato?”» (Alex Zanotelli).

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4. Parola da Vivere – 7 febbraio 2021

7 febbraio

5ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Una giornata di Gesù

COMMENTO

L’autore del libro di Giobbe non trova una risposta di senso per il dolore dell’innocente, solo chiede di avere fiducia in Dio che tutto sa, anche ciò che l’uomo non può comprendere. Gesù, a questa domanda drammatica degli uomini di ogni tempo, non offre una risposta teorica, ma condivide la condizione dell’innocente perseguitato e ucciso e mostra che il Figlio di Dio soffre proprio come ogni uomo e con il suo sacrificio è causa di salvezza dell’umanità.
L’amore di Cristo è totalmente gratuito e non arretra di fronte alle difficoltà, alla persecuzione e alla morte. Da lui l’apostolo Paolo ha imparato la gratuità nel portare il Vangelo ai pagani, perché non c’è dono più grande di questo: offrire a tutti la strada della conoscenza di Dio e della salvezza eterna.
L’amore di Gesù si diffonde nella vita quotidiana. È questo che prova a mostrare Marco, presentandoci una giornata-tipo di Gesù.
La prima scena è familiare. Dopo l’ascolto della parola di Dio nella sinagoga, Gesù e i suoi primi discepoli si spostano in casa e lì trovano un problema: la suocera di Pietro ha la febbre. In quel tempo la febbre era considerata malattia in sé, non solo un sintomo. Probabilmente ella era la donna che “governava” la casa. Possiamo immaginare che, per la presenza di ospiti in casa, ci sia stato del disagio, per quanto piccolo e risolvibile diversamente. Ma Gesù la guarisce. Può sembrare un miracolo piccolo e semplice, invece è molto significativo: i discepoli, che non sanno come intervenire, pregano; Gesù si fa vicino all’inferma, la prende per mano e la “risuscita” (il verbo usato è quello della risurrezione); la donna riacquista la piena salute. Quindi Marco sottolinea la conclusione: ella si mette a servire. Il legame tra il dono della guarigione e il servizio ai fratelli è un elemento di non piccola importanza per la vita spirituale e la carità quotidiana di una comunità cristiana.
La seconda scena è collocata dopo il tramonto, quando, finiti gli obblighi del sabato, ci si poteva muovere liberamente. Gesù si reca nel luogo in cui la gente si raduna e così incontra “la città” e si prende cura di chi ha bisogno. Non aspetta, va dove ci sono le persone bisognose della sua parola e del suo aiuto. Ma non accetta pubblicità, tanto meno dai demòni che è venuto a scacciare, perché la conoscenza che hanno di lui non è legata alla fede e all’amore, ma alla paura. Egli vuole che la gente impari a riconoscerlo Messia da come lui parla e agisce, e non dalla paura rabbiosa dell’avversario.
La terza scena è più complessa. Gesù si alza di notte e si apparta per pregare. La preghiera per lui è il dialogo di amore con suo Padre, che gli serve come l’aria che respira e da cui trae chiarezza per la sua missione ed energia per portarla avanti. I discepoli invece non lo capiscono (è la prima di una lunga serie di incomprensioni), anzi sembra che lo rimproverino, dicendogli più o meno così: «Come mai sei qui, dal momento che tutti ti cercano? Ieri hai avuto molto successo, perché non ti preoccupi di utilizzarlo?». Ma Gesù, fresco di dialogo con il Padre, sa bene cosa deve fare: andare altrove per annunciare il Vangelo, libero da qualunque legame o interesse personale.

SPUNTI PER L’ATTUALIZZAZIONE E LA PREGHIERA

  1. La suocera. Il Signore ogni giorno ci fa dei doni, non principalmente per il nostro benessere psico-fisico, ma anzitutto per metterci in condizione di amare e servire i fratelli.
  2. Gesù va dove si raduna la gente e dove chi ha bisogno può incontrarlo. Certamente questo atteggiamento di Gesù interpella tutta la Chiesa: i vescovi, i preti, i diaconi, i laici impegnati, e ciascuno di noi.
  3. Gesù fa tacere i demòni, non vuole pubblicità da loro. Quanti, senza fede autentica, elogiano la Chiesa, i suoi insegnamenti e i suoi “valori” per interesse politico o ideologico, somigliano a quei demòni. Gesù li farebbe tacere.
  4. Gesù ha bisogno di pregare. Dall’incontro con il Padre riceve consapevolezza di sé, chiarezza per la missione e libertà assoluta da tutti i condizionamenti. Gli apostoli non sono ancora liberi dalla mentalità di questo mondo. E noi?

Tratto da: Messale delle domeniche e delle feste – Elledici – 2018

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5. Perdono e Preghiere dei Fedeli – 7 febbraio 2021

7 febbraio

5ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Una giornata di Gesù

RICHIESTA DI PERDONO

  • Signore Gesù, tu restituisci al peccatore la dignità di figlio di Dio, abbi pietà di noi.
  • Cristo, che risani nella tua misericordia le ferite del nostro peccato, abbi pietà di noi.
  • Signore, tu conosci la povertà del nostro cuore, ma anche ogni nostro gesto di amore, abbi pietà di noi.

PREGHIERA UNIVERSALE

Celebrante. Fratelli e sorelle carissimi, chiamati a seguire Gesù nella vicinanza solidale con gli ammalati, e nell’impegno dell’evangelizzazione, ci rivolgiamo al Padre pieni di fiducia, dicendo insieme:

Padre, ascoltaci.

  • Per la santa Chiesa, perché sappia rendersi sempre più sensibile a ogni sofferenza umana, preghiamo.
  • Per la società civile e per quanti ne hanno la responsabilità, perché promuovano iniziative di speranza e di solidarietà, preghiamo.
  • Per i ministri straordinari dell’Eucaristia, per i volontari della sofferenza e per chi si mette a servizio di chi è provato nel corpo e nello spirito, preghiamo.
  • Per la nostra comunità, che nel ritrovarsi ogni domenica fa esperienza di fraternità e di preghiera, perché come san Paolo cresca nella capacità di evangelizzare, preghiamo.

Celebrante. Signore Gesù, che se venuto tra noi a condividere la nostra vita e i nostri problemi, fa’ che ti imitiamo nel donare la nostra vita ai fratelli, tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.

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6. Vignetta di RobiHood – 7 febbraio 2021

7 febbraio

5ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Una giornata di Gesù

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Pubblicazioni di Roberto Benotti (RobyHood) presso Elledici:

Laudato sii

Ancilla Domini

Un anno straordinario

Sorrisi divini

I Love Francesco

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Recensione del libro “Dio al centro” di Vito Spagnolo

Dio al centro

Il cammino della preghiera

Dal mensile della Famiglia Paolina “Il cooperatore paolino”.

Il volume del prete paolino don Vito Spagnolo traccia un cammino non facile che mira a recuperare la presenza di un «Dio lontano» che, se coinvolto quotidianamente nelle nostre scelte e nelle nostre azioni, può trasformare radicalmente la nostra vita.

Mettere Dio al centro significa vivere non per se stessi, ma per Lui. Questa disposizione è indispensabile in colui che vuol pregare.

«Il centro più profondo dell’anima è Dio», dice San Giovanni della Croce. In questa verità si trova la giustificazione di tutte le forme di orazione intese come «preghiera del cuore». È nella preghiera che si fa esperienza dell’amore di Dio. Lui solo ci può cambiare, trasformare, trasfigurare. Dio è presente nel mondo in molteplici modi. E presente nel creato, nei sacramenti e in maniera speciale nell’Eucarestia. Ma, è anche in noi stessi.

«Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo?», dice Paolo ai Corinzi. Il cristiano può così sempre rientrare in se stesso e là troverà Dio.