2 gennaio 2022
Seconda Domenica dopo Natale
CRISTO LUCE DELLA STORIA E BENEDIZIONE DI DIO
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2 gennaio 2022
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2 gennaio 2022
Le liturgie del tempo di Natale puntano a farci comprendere il significato della festività che abbiamo celebrato il 25 dicembre e a mantenerci vigili affinché essa non rimanga soltanto un even- to isolato, dimenticato man mano che i giorni si susseguono sul calendario.
Questa domenica siamo invitati a riflettere sulle conseguenze storiche e teologiche della venuta di Dio sulla terra in Gesù Cristo: egli è la Sapienza di cui aveva parlato l’Antico Testamento, il Verbo di cui Giovanni dice che si è fatto carne e colui tramite il quale, utilizzando le parole di san Paolo, il Padre ci ha predestinato a essere suoi figli adottivi.
PRIMA LETTURA
La sapienza di Dio è venuta ad abitare nel popolo eletto.
L’autore del testo descrive la venuta della Sapienza in mezzo al popolo d’Israele, il popolo eletto, destinato un giorno ad accogliere il Messia mandato da Dio.
Dal libro del Siracide Sir 24,1-4.12-16 (NV) [gr. 24,1-2.8-12]
La sapienza fa il proprio elogio, in Dio trova il proprio vanto,
in mezzo al suo popolo proclama la sua gloria. Nell’assemblea dell’Altissimo apre la bocca, dinanzi alle sue schiere proclama la sua gloria, in mezzo al suo popolo viene esaltata,
nella santa assemblea viene ammirata,
nella moltitudine degli eletti trova la sua lode
e tra i benedetti è benedetta, mentre dice:
«Allora il creatore dell’universo mi diede un ordine,
colui che mi ha creato mi fece piantare la tenda
e mi disse: “Fissa la tenda in Giacobbe
e prendi eredità in Israele,
affonda le tue radici tra i miei eletti”.
Prima dei secoli, fin dal principio, egli mi ha creato,
per tutta l’eternità non verrò meno.
Nella tenda santa davanti a lui ho officiato
e così mi sono stabilita in Sion.
Nella città che egli ama mi ha fatto abitare e in Gerusalemme è il mio potere.
Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso, nella porzione del Signore è la mia eredità, nell’assemblea dei santi ho preso dimora».
Parola di Dio.
SALMO RESPONSORIALE Dal Salmo 147
Come nella prima lettura, troviamo un riferimento a Gerusalemme, la città in cui il Signore ha posto la sua tenda.
Rit. Il Verbo si è fatto carne
e ha posto la sua dimora in mezzo a noi.
Celebra il Signore, Gerusalemme, loda il tuo Dio, Sion,
perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte, in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.
Egli mette pace nei tuoi confini e ti sazia con fiore di frumento. Manda sulla terra il suo messaggio: la sua parola corre veloce.
Annuncia a Giacobbe la sua parola,
i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele.
Così non ha fatto con nessun’altra nazione, non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi.
SECONDA LETTURA
Mediante Gesù, Dio ci ha predestinati a essere suoi figli adottivi.
Paolo parla agli Efesini di una benedizione da parte di Dio. Tale benedizione, che coincide con un’elezione avvenuta prima della creazione del mondo, è l’invio di Gesù Cristo tra gli uomini. In lui Dio si fa uomo e rende l’uomo santo.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Efesini Ef 1,3-6.15-18
Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in
Cristo.
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo
per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità,
predestinandoci a essere per lui figli adottivi
mediante Gesù Cristo,
secondo il disegno d’amore della sua volontà,
a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.
Perciò anch’io [Paolo], avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell’amore che avete verso tutti i santi, continuamente rendo grazie per voi ricordandovi nelle mie preghiere, affinché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi. Parola di Dio.
CANTO AL VANGELO 1 Tim 3,16
Alleluia, alleluia.
Gloria a te, o Cristo, annunziato a tutte le genti;
gloria a te, o Cristo, creduto nel mondo.
Alleluia.
VANGELO
Tra parentesi [ ] la forma breve.
Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.
La molteplicità di significati della parola greca «logos» è difficilmente traducibile nelle lingue moderne. È questa la parola che Giovanni usa per riferirsi a Gesù Cristo: egli è «verbo», poiché in lui Dio parla e compie la sua azione nel mondo; ma è anche «ragione», «motivo», cioè chiave per comprendere il vero senso della storia della salvezza.
Dal vangelo secondo Giovanni Gv 1,1-18
[In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta.]
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
[Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.]
Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato.
Parola del Signore.
Celebriamo il Natale del Signore il 25 dicembre. Tuttavia, non è per nulla certo che sia proprio il giorno del «compleanno» di Gesù, anzi è quasi del tutto certo che Gesù non è nato il 25 dicembre. Le tradizioni cristiane antiche e quelle orientali, per esempio, celebrano ancora oggi in date diverse il Natale.
In occidente si è imposta questa data. Vi sono varie ipotesi sul perché, una delle quali afferma che il giorno della nascita del Signore sia celebrato il 25 dicembre per sostituire, o meglio cristianizzare, una festa pagana: il Natalis Solis Invicti.
Dietro quest’efficace strategia culturale vi è un’intuizione teologica. È Cristo il sole che sorge; è lui la luce del mondo. Dice così anche il cantico di Zaccaria: «ci visiterà un sole che sorge dall’alto» (Lc 1,78); oppure il cantico di Simeone: «luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele» (Lc 2,32). Ribadisce la medesima idea l’orazione di Colletta: «Dio onnipotente ed eterno, luce dei credenti».
Cristo luce
Già dalle citazioni sopra riportate è evidente un’ambiguità. È luce Cristo; è luce Dio. La luce è un significativo simbolo del tra- scendente in quasi tutte le religioni umane. C’è, dunque, una diffusa base antropologica, che l’evangelista Giovanni riprende e sviluppa in modo proprio.
Negli scritti giovannei è luce Dio: «Dio è luce e in lui non c’è tenebra alcuna» (1 Gv 1,5), per dire la sua santità. Anche Gesù, però, è luce: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Gv 8,12). Di questo sviluppo cristologico è data anticipazione nel Prologo.
Contemplando l’origine eterna di Gesù (cf Gv 1,1) Giovanni af- ferma che «in lui era la vita e la vita era la luce degli uomini» (Gv 1,4). La vita di cui parla Giovanni non è quella biologica, ma quella pienezza di vita che possiamo intendere con l’espressione «vita eterna». È in Gesù che si trova la pienezza della vita che ci è donata per mezzo di lui.
Questa vita è luce, poiché Cristo, nella sua opera d’illuminazione, rivela il volto di Dio agli uomini (cf Gv 1,18). La conoscenza dell’identità di Dio è rivelata da Gesù e in ciò consiste uno dei motivi dell’incarnazione. Da questa conoscenza viene per gli uomini la salvezza, la vita eterna.
Luce e tenebre
Già nel prologo è annunciato il destino di Gesù (cf Gv 1,9-11). Nei primi versetti cioè, che contemplano non tanto l’evento quanto il significato salvifico dell’incarnazione, si prefigura il tema dell’in- credulità per il quale gli uomini possono, liberamente, rifiutare il dono e non accogliere il rivelatore e la sua rivelazione. Il fatto, però, non è senza conseguenze perché l’accoglienza comporta la partecipazione alla vita eterna, la non accoglienza l’esclusione (cf Gv 1,12-13).
Accoglienza e sequela
Accogliere la luce significa credere in Gesù e mettersi alla sua sequela. Diventare suoi discepoli significa entrare in relazione con lui e farne il centro della propria vita. Per questa relazione, in virtù del- la grazia del battesimo, diventiamo figli di Dio (cf Gv 1,12).
Sotto diverso profilo la figliolanza divina è oggetto di medita- zione e di lode anche della lettera di Paolo, sia nella sua origine nel- l’eternità (cf Ef 1,3-6), sia nelle conseguenze nella storia di ciascuno: dona speranza e dignità al credente (cf Ef 1,18).
Seguire Cristo luce, essere suoi discepoli, è essere nella luce (cf Gv 1,9); rifiutare Cristo luce è essere nelle tenebre (cf 1 Gv 1,5). In Giovanni non c’è distinzione, come avviene per noi moderni, fra linguaggio dogmatico e linguaggio morale. Perché le due dimensioni, quello della fede e quello della vita, sono saldamente legate.
La meditazione del tema della luce comporta questo spunto per noi oggi: recuperare e ricercare la necessaria ricomposizione fra fede e vita, al fine di non cadere in un moralismo senza fondamento nella fede o in un intellettualismo senza ricadute nella prassi.
RICHIESTA DI PERDONO
PREGHIERA UNIVERSALE
Celebrante: Siamo noi quel popolo eletto che è chiamato a dare concretezza al- l’azione di Dio sulla terra. Preghiamo insieme e diciamo:
Signore, agisci attraverso di noi nella storia.
Celebrante: O Padre, hai dato risposta alla ricerca di vera Sapienza che da sem- pre tormenta l’uomo inviando sulla terra il tuo unico Figlio. Aiuta- ci a tradurre questa rivelazione in una condotta di vita degna della tua fiducia. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.
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Pubblicazioni di Roberto Benotti (RobyHood) presso Elledici:
Laudato sii
Ancilla Domini
Un anno straordinario
Sorrisi divini
I Love Francesco
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26 dicembre 2021
Maria e Giuseppe, come ogni famiglia ebraica osservante della legge, in occasione della Pasqua si recano ogni anno in pellegrinaggio a Gerusalemme. Quando Gesù ha 12 anni lo conducono con sé. Al tempio Gesù si sente pienamente a casa sua, nella casa del Padre, e a Maria e a Giuseppe rivela apertamente la sua figliolanza divina. Poi però torna a Nazaret con loro e riprende obbediente la sua normale esperienza di vita vissuta finora.
PRIMA LETTURA
Samuele per tutti i giorni della sua vita è richiesto per il Signore.
Anna è stata esaudita nella sua preghiera e ha la gioia di avere un figlio. Quando Samuele è ancora fanciullo, Anna lo conduce al santuario donandolo al Signore, e lo affida al sacerdote Eli.
Dal primo libro di Samuele. 1Sam 1,20-22.24-28
Al finir dell’anno Anna concepì e partorì un figlio e lo chiamò Samuèle, «perché – diceva – al Signore l’ho richiesto». Quando poi Elkanà andò con tutta la famiglia a offrire il sacrificio di ogni anno al Signore e a soddisfare il suo voto, Anna non andò, perché disse al marito: «Non verrò, finché il bambino non sia svezzato e io possa condurlo a vedere il volto del Signore; poi resterà là per sempre».
Dopo averlo svezzato, lo portò con sé, con un giovenco di tre anni, un’efa di farina e un otre di vino, e lo introdusse nel tempio del Signore a Silo: era ancora un fanciullo. Immolato il giovenco, presentarono il fanciullo a Eli e lei disse: «Perdona, mio signore. Per la tua vita, mio signore, io sono quella donna che era stata qui presso di te a pregare il Signore. Per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto. Anch’io lascio che il Signore lo richieda: per tutti i giorni della sua vita egli è richiesto per il Signore». E si prostrarono là davanti al Signore.
Parola di Dio.
SALMO RESPONSORIALE Dal Salmo 83 (84)
Canto dei pellegrini che giungevano a Gerusalemme, la gioia di poter incontrare Dio nel tempio, nella sua dimora.
Rit. Beato chi abita la tua casa, Signore.
Quanto sono amabili le tue dimore, Signore degli eserciti!
L’anima mia anela e desidera gli atri del Signore.
Il mio cuore e la mia carne esultano nel Dio vivente.
Beato chi abita nella tua casa:
senza fine canta le tue lodi.
Beato l’uomo che trova in te il suo rifugio
e ha le tue vie nel suo cuore.
Signore, Dio degli eserciti, ascolta la mia preghiera,
porgi l’orecchio, Dio di Giacobbe.
Guarda, o Dio, colui che è il nostro scudo,
guarda il volto del tuo consacrato.
SECONDA LETTURA
Siamo chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!
È inesauribile Giovanni nell’affermare l’amore di Dio che ci fa suoi figli, e nello stesso tempo la nostra dignità e il nostro coinvolgimento nel suo mondo. Ma anche il dovere di amarci gli uni gli altri.
Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo. 1Gv 3,1-2.21-24
Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui.
Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.
Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio, e qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quello che gli è gradito.
Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato.
Parola di Dio.
CANTO AL VANGELO Cf At 16,14b
Alleluia, alleluia.
Apri, Signore, il nostro cuore
e accoglieremo le parole del Figlio tuo.
Alleluia.
VANGELO
Gesù è ritrovato dai genitori nel tempio in mezzo ai maestri.
A 12 anni Maria e Giuseppe conducono Gesù nel tempio. Lì Gesù si trova pienamente a suo agio, tanto che si ferma anche quando i genitori sono partiti. L’episodio è curioso: rivela che Gesù sta crescendo, ma soprattutto che prende coscienza della propria identità.
Dal vangelo secondo Luca. Lc 2,41-52
I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.
Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.
Parola del Signore.
Si conosce pochissimo della giovinezza e della vita in famiglia di Gesù prima della sua vita pubblica. Il racconto di Luca che ricorda l’episodio del pellegrinaggio al tempio del preadolescente Gesù apre qualche spiraglio sulla vita e sui rapporti reciproci nella famiglia di Nazaret.
Pellegrini al tempio di Gerusalemme
Maria e Giuseppe, quando Gesù ha 12 anni, decidono di condurlo con loro al tempio.
Vogliono coinvolgerlo in quella loro esperienza religiosa importante per ogni ebreo.
La strada la fanno in carovana. Il viaggiare insieme, a gruppi di parenti e conoscenti, dà sicurezza e lascia i ragazzi piuttosto liberi. Sulla strada del ritorno però, dopo un giorno di cammino, Maria e Giuseppe si accorgono che Gesù non è con loro.
Il piccolo dramma si conclude dopo tre giorni nel tempio, dove i genitori ritrovano Gesù con i maestri della legge, tutto interessato ad ascoltarli e a interrogarli.
La reazione di Maria e di Giuseppe e l’affanno con cui l’hanno cercato fanno pensare che il comportamento di Gesù finora sia stato assolutamente normale. Ad essi quella di Gesù appare come una scappatella fatta da un ragazzo vivace che incomincia a dare qualche problema alla famiglia. Maria in particolare parla a Gesù con l’affanno di una madre che si stupisce e che continua a trattare suo figlio come un bambino, nonostante che sia già tanto cresciuto da cominciare ad avere una sua personalità.
La risposta di Gesù però coglie Maria e Giuseppe assolutamente di sorpresa. «Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ed è la prima rivelazione esplicita della coscienza che il ragazzo Gesù dimostra di avere di se stesso.
La nascita nella stalla, la sua infanzia e il suo comportamento normale hanno fatto dimenticare a Maria e a Giuseppe l’Annunciazione e la parola degli angeli e dei profeti? Gesù si dichiara a loro Figlio di Dio, al di là di qualsiasi legame umano.
Una famiglia come tante
I Vangeli dell’infanzia di Gesù ci presentano la famiglia di Nazaret quotidianamente alle prese con le difficoltà proprie di una famiglia concreta, che conosce la povertà e l’esilio, la fatica del lavoro e della casa. Nell’episodio di Gesù al tempio troviamo Maria e Giuseppe che, come tutti i genitori, incominciano ad avere le prime difficoltà educative nei confronti del loro figlio che sta crescendo.
I figli non sempre accettano docilmente di fare le stesse esperienze religiose dei genitori, e non è detto che sia sempre opportuno, ma quando qualcosa può o deve essere fatto anche dai figli, essi restano meglio coinvolti, quando osservano il modo di fare e di vivere la fede dei genitori. E Gesù appare estremamente felice di recarsi pellegrino al tempio. L’esperienza lo prende così tanto che “disobbedisce”, obbligando papà e mamma a cercarlo per tre giorni.
Il comportamento di Gesù è quello di un normale preadolescente che sente il bisogno di affermare la propria personalità e di fare nuove esperienze. Come ogni preadolescente, egli non intende semplicemente disobbedire o dare un dispiacere ai genitori, ma incomincia a sentire di avere una personalità propria, e decide che è giunto il momento di farlo sapere anche agli altri.
Il dialogo tra Gesù e Maria rivela però il senso profondo di quella scappatella. Maria e Giuseppe sembra che non capiscano le parole di Gesù. Maria però conserva dentro di sé ogni cosa, meditando su questi avvenimenti. E questo episodio segnerà una svolta anche nella sua vita. Gesù, che tanto ha ricevuto finora da lei, da questo momento aiuterà la madre a crescere nella fede e a comprendere fino in fondo le parole pronunciate dall’angelo Gabriele.
Chi diventerà questo ragazzo?
Tutto l’andamento dell’episodio fa pensare che in quella famiglia ci sia stato un clima di grande rispetto reciproco, di fiducia, di non soffocamento. Ogni ragazzo a un certo punto tende a costruirsi progetti di vita personali e gli adulti dovrebbero aprirsi nei loro confronti senza spegnere i loro progetti, rendendo possibili quelle piccole esperienze che li aiutano a crescere nella conquista della propria libertà e maturità.
Gesù a Nazaret ritorna per obbedire. Il preadolescente Gesù è cambiato: pensa con la propria testa, sente di avere diritto a una certa autonomia. Tuttavia obbedisce, come ogni ragazzo della sua età.
Ogni preadolescente infatti, nonostante la disobbedienza e l’insofferenza che lo spingono a battere i piedi, è sempre facile a piegarsi. Nessuno dovrebbe però approfittare di questa inferiorità, di questa fragilità dovuta alla sua personalità ancora in fase di crescita. In ogni preadolescente è già viva l’immagine dell’uomo di domani: chi sarà quel ragazzo apparentemente mite e infantile che ogni tanto dice delle cose che lasciano di stucco? Quali sono i progetti che Dio ha su di lui?
UN FATTO – UNA TESTIMONIANZA
A differenza di ciò che scrive Luca nel suo Vangelo, nel film Io sono con te di Guido Chiesa, una pellicola originale su Maria e la famiglia di Nazaret, quando la carovana riparte e ci si accorge che lui non c’è, tutti sono in ansia, soprattutto i parenti più stretti di Giuseppe, che appaiono addirittura irritati per la disobbedienza del ragazzo che sta portando disagio a tutta la carovana, costringendoli ad andare a cercarlo. Solo Maria e lo stesso Giuseppe non sembrano scomporsi. Vanno a cercarlo, ma appaiono sereni, convinti che Gesù è un ragazzo responsabile delle proprie azioni. Come a dire: se è rimasto là, ha certamente avuto le sue buone ragioni.
COMMENTO
Ci troviamo di fronte a un brano molto complesso e poco comprensibile. Proviamo a dare una chiave di lettura che possa aprire almeno un po’ i tesori di questo testo.
Gesù ha 12 anni, è diventato adulto di fronte alla Legge e sale a Gerusalemme. Rimane volontariamente e lascia partire i suoi, che non se ne accorgono. Fa da maestro ai maestri e spiega a Maria e a Giuseppe di dover stare con suo Padre. Ma essi non comprendono. L’incapacità di Maria e di Giuseppe a comprendere l’insegnamento di Gesù attraverserà tutta la vita pubblica del Messia, quando a non capire saranno i discepoli, fino a dopo la risurrezione. Così Luca invita i cristiani a conoscere il Signore e offre una pista di crescita nella comprensione dell’identità di Gesù e della sua missione messianica.
L’evangelista, dunque, conclude il vangelo dell’infanzia con una misteriosa allusione al completamento della missione di Gesù da adulto: la sua risurrezione e ascensione al cielo. Gesù-ragazzo volontariamente si ferma a Gerusalemme, come volontariamente si offrirà alla croce. Per tre giorni rimane nel tempio come nel sepolcro.
«Perché mi cercavate?» è l’anticipazione della domanda che gli angeli faranno alle donne nel sepolcro vuoto. Il rimprovero a Maria e a Giuseppe, perché non hanno capito che lui deve “stare” sempre con il Padre, ha tre significati: indica che è il Padre il luogo in cui Gesù abita da sempre e per sempre (e temporaneamente nel Tempio di Gerusalemme); annuncia che il cuore della sua missione consiste nel realizzare la volontà del Padre; infine anticipa il senso della sua ascensione: tornare al Padre.
Il ritorno a Nazaret è il tempo del silenzio di Gesù, che si allena a obbedire al Padre, obbedendo a Maria e Giuseppe, e della meditazione amorosa di Maria.
Anche noi nella nostra vita ci troviamo come Maria e Giuseppe in situazioni di cui non riusciamo a comprendere il senso e il valore. È normale. Maria ci indica una strada che ci può aiutare: non pretendere di capire tutto subito; restare saldi nella fede riguardo all’amore di Dio; registrare nella mente e nel cuore gli avvenimenti; leggerli
alla luce della parola di Dio; pregare e chiedere lumi allo Spirito Santo. Quando meno ce lo aspettiamo, è possibile che il Signore si faccia comprendere più chiaramente.
SPUNTI PER L’ATTUALIZZAZIONE E LA PREGHIERA
PROPOSTA DI IMPEGNO PER LA SETTIMANA
Trovare un momento per pregare insieme, tutta la famiglia.
Tratto da: Messale delle domeniche e delle feste – Elledici – 2018
RICHIESTA DI PERDONO
PREGHIERA UNIVERSALE
Celebrante. Nella festa della Santa Famiglia di Gesù affidiamo al Padre della vita le speranze e le preoccupazioni delle nostre famiglie.
Dio della vita, ascoltaci.
Celebrante. O Signore nostro Dio, Padre di tutti, dona alle nostre famiglie di vivere nell’amore e nella accoglienza reciproca. Per Cristo nostro Signore.
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