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2. introduzioni – 17ª DOMENICA T.O.

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17ª DOMENICA T.O.
PREGARE A IMITAZIONE DI CRISTO

La preghiera cristiana non è un rito propiziatorio. Nessun gesto e nessuna sequenza di parole possono dare la garanzia che Dio realizzi i nostri desideri.
Quello che il credente è chiamato a instaurare col Padre è piuttosto un rapporto personale, in cui l’unica vera regola è quella della fiducia reciproca. Per colui che scelga d’intraprendere questa strada, facendosi discepolo di Gesù di Nazaret, non serve pronunciare formule segrete o mettere in atto complicati cerimoniali: basta chiedere.

PRIMA LETTURA

Non si adiri il mio Signore, se parlo.
Abramo, come avrebbe fatto il solo Giobbe, ardisce discutere con Dio sulla sua giustizia. Egli può permetterselo perché il suo amore per il Signore è sincero e nella sua preoccupazione per la sorte degli abitanti di Sodoma e Gomorra non c’è nulla di meschino.

SALMO RESPONSORIALE          Dal Salmo 137 (138)
La promessa del Signore è più grande perfino del suo nome. Per questo egli ci riaccoglie anche dopo che lo abbiamo disconosciuto.

SECONDA LETTURA
Con lui Dio ha dato vita anche a voi, perdonando tutte le colpe.
Con la sua croce, Gesù ha caricato su di sé i nostri peccati. Con la sua risurrezione, egli ci ha mostrato una volta per tutte che possiamo rivolgerci a Dio chiamandolo «Padre», poiché egli non abbandona i suoi figli alla morte.

VANGELO
Chiedete e vi sarà dato.
In questo brano del vangelo di Luca, Gesù detta quale sia lo stile di un vero cristiano riguardo alla preghiera. Egli ci invita a ricercare un’intimità col Padre che vada oltre ogni nostro scrupolo, perfino oltre la sensazione di non essere ascoltati o di sperare invano.