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2. Esegesi – IV Avv A e Natale, 22 e 25 dic ’19

IV di Avvento “A”:

NON TEMERE

Is 7,10-14 – Chiedi un segno dal Signore
Rm 1,1-7 – Grazia a voi e pace da Dio
Mt 1,18-24 – Giuseppe prese con sé la sua sposa

Il Signore si rivolge a tutti
Il Signore con la sua Parola ci consegna un orizzonte che esalta in modo straordinario la realtà e la fecondità di tutte le relazioni. Amplia il valore di ogni persona e l’insostituibile importanza della parte compiuta da ognuno. Dà valore a ogni assunzione di responsabilità e a ogni azione virtuosa. Pur di realizzare il suo progetto il Signore non si stanca di parlare, di rivolgere la sua parola, anche ad Acaz, un re che non fece ciò che è retto agli occhi del Signore suo Dio (2 Re 16,1-4). Il Signore anzi si serve di lui per fare un annuncio che è una grande profezia. Il re Acaz interpreta il chiedere come un tentare il Signore, ma in verità mostra di non conoscere Dio, il quale per primo rivolge la parola alla sua creatura e non disdegna di risponderle. Per di più proprio Dio aveva sollecitato il re attraverso il suo profeta a chiedere un segno. In questa prospettiva, il rifiuto narrato dal brano di Isaia è indice di un atteggiamento individualista e irresponsabile. Rivela tutta la pochezza della persona, come è sempre di chi, rifiutando di «mettersi in gioco», preferisce identificare il suo impegno con gli obiettivi più diretti del proprio tornaconto.

Incontriamo un Dio che è relazione
Il Vangelo annuncia l’adempimento delle antiche promesse e invita a lodare il Signore come «Dio della relazione». È significativo che in questo brano tutte le persone siano definite e presentate attraverso una relazione (sua madre Maria, sposa di Giuseppe, Giuseppe suo sposo). Il Signore, «Dio con noi», invita a celebrare la preziosità di tutte le relazioni e ad accogliere la sua volontà di salvarle. Dio è con noi, nella vita debole e indifesa che nasce in noi, attorno a noi e attraverso di noi. Dio sarà così sempre con noi. Lo Spirito Santo entra nella relazione tra Maria e Giuseppe e, attraverso l’annuncio della nascita del bambino, dona l’aiuto e il sostegno della grazia di Dio. I versetti successivi, vv. 18-20, mostrano che le prove che subito si presentano nel rapporto tra i due sposi sarebbero molto dure da superare da soli, se tutto non fosse salvato dalla grazia preveniente dello Spirito.

Ognuno è importante per gli altri
Paolo, nella sintetica presentazione che fa di sé, e Giuseppe nella memoria del suo mite sogno, rappresentano la nuova, meravigliosa umanità dove ciascuno è importantissimo per tutti gli altri, proprio a partire dalla disponibilità a farsi aiutare e dall’obbedienza al proprio «compito». Tale compito infatti non è né un’infatuazione né un progetto individuale, ma un’obbedienza, dove ciascuno trova se stesso e la sua parte all’interno di una storia complessa e insieme armonica.

Cristo Gesù ama tutto di noi
Proprio per la complessità degli eventi, Giuseppe medita nel suo cuore su quanto gli sta accadendo. Mentre dimora in quella condizione di silenzio che è spazio per il lavoro interiore e la preghiera, spazio per il dominio di sé e il discernimento nella fede, un angelo, un messaggero del Signore, attualizza per lui in sogno la parola di Dio: «Giuseppe, figlio di David, non temere di prendere con te Maria tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito santo». Il Dio con noi ha bisogno dei miei dubbi, come quelli di Giuseppe, ha bisogno del suo silenzio e del mio, della sua fiducia e della nostra. Ha anche bisogno del nostro chiedere, del nostro voler capire, perché da quando è come noi ama tutto di noi.

I nostri sforzi sono da riporre in Lui
L’angelo aiuta Giuseppe a leggere l’intervento e la volontà del Signore e a riconoscere nell’altra persona che gli sta di fronte la Sua presenza. L’atteggiamento di Giuseppe descritto in questo Vangelo ci mostra la difficoltà di interpretare le vicende della storia con le sole forze e i ragionamenti umani. La figura di Giuseppe mostra che ogni sforzo umano non porta a nulla e invita a riconoscere il bisogno di essere illuminati dalla Parola di Dio. Come Maria egli ha fatto totalmente spazio in sé alla volontà di Dio, accettando di compiere anche ciò che forse non comprendeva pienamente. Non dice nulla, ma vive la buona notizia con il suo comportamento. Davanti al mistero della storia l’unica possibilità è la fede umile che sa ascoltare, quella che Giuseppe testimonia.


PER IL CONFRONTO NEL GRUPPO
– L’essere in relazione quali attenzioni apre alla tua vita?
– Quando il dubbio è forte che strade percorriamo?


IN FAMIGLIA
In famiglia ci sono sempre cose nuove da affrontare e non sempre si ha la luce giusta per leggere ciò che succede.
Insieme ai figli dopo aver proclamato il brano evangelico possiamo accendere una candela per rischiarare il cammino.
Insieme si possono mettere in comune tutte le realtà che suscitano preoccupazione o paura e in un momento di preghiera affidarle al Signore.
Non temere il futuro.
Non temere per la crescita dei figli.
Non temere la fragilità.
Non temere ciò che non conosco.
Non temere…


NATALE – MESSA DELLA NOTTE:

DIO CON NOI
Is 9,1-6 Il popolo… ha visto una grande luce
Tt 2,11-14 È apparsa la grazia di Dio
Lc 2,1-14 Gloria a Dio nel più alto dei cieli

Il Signore diventa l’Emmanuele
Il Natale e la sua celebrazione suscitano nei cuori una gioia contenuta e mite; ci restituiscono un’atmosfera di familiare tenerezza. Oggi ricordiamo il fatto certo e situato nel tempo del Signore altissimo ed eterno che diventa l’Emmanuele, cioè il «Dio con noi». Dio è talmente grande nell’amore che è capace di farsi piccolo. È dunque la festa della riconciliazione tra l’umanità e il suo Creatore, che rimane fedele al suo disegno per le cose piccole, perché sa che ciò che è piccolo ci rende nuovi. Per questo oggi gli animi, i riti, le stesse consuetudini della gente sono pervasi da una grande gioia: «Vi annuncio una grande gioia – ha detto l’angelo ai pastori sbigottiti, e lo ripete anche a noi – che sarà di tutto il popolo: vi è nato un salvatore» (cf Lc 2,10-11). L’umanizzazione di Dio in Gesù ha reso possibile la visione del suo volto già qui sulla terra. Sì, il nostro Dio, può essere solo e unicamente il Dio da Lui narrato, perché l’uomo Gesù è l’ultimo e definitivo racconto di Dio e chi vede Lui, chi contempla la sua vita conosce il Padre.

La Buona Notizia è annunciata dalle cose semplici
Dio è con noi: questa è la Buona Notizia. Oggi, con il Figlio di Dio, nasce e si accende un’immensa speranza, più forte di ogni paura. E un’invincibile allegrezza torna a rifiorire sulle nostre tristezze. Ci viene restituito il gusto delle persone e delle cose semplici, come le persone che vanno a cercare il Signore nella notte di Betlemme, come tutte le cose della creazione e come la mangiatoia, il solo indizio che la nascita di Gesù è avvenuta in una stalla. In poche righe viene ricordata tre volte: «Lo depose in una mangiatoia» (Lc 2,7). «Troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia» (Lc 2,12). «Trovarono il bambino che giaceva in una mangiatoia» (Lc 2,16). La mangiatoia è il segno e l’avvertimento che i più grandi prodigi divini prediligono i mezzi più miseri, quasi rivestendosi di povertà e di squallore.

Il regalo del Padre è stato rifiutato dagli uomini
Così siamo avvertiti che il Dio salvatore ama rivolgersi a coloro che sono «piccoli» – economicamente, socialmente, culturalmente – o almeno a coloro che non esitano a farsi piccoli e deboli nello spirito e nella vita, perché la grandezza e la potenza di Dio possa lavorare in loro e portarli alle ricchezze autentiche. Soprattutto la mangiatoia (e quindi la stalla) ci ricorda che per il Figlio di Dio venuto per la nostra salvezza «non c’era stato posto nell’albergo » (cf Lc 2,7) e in nessun’altra casa di Betlemme. E dunque ci dice che, prima del grande regalo natalizio del Padre celeste, c’era stato il rifiuto da parte degli uomini. Quel Dio che si offre a tutti, accetta il rischio di essere rifiutato: «Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto» (Gv 1,11), osserva malinconicamente l’evangelista Giovanni; un rifiuto che proseguirà e condurrà colui che è nato a Betlemme fino alla condanna, da parte dei capi e dei dotti del suo popolo, e alla morte di croce.

L’oggi di Dio è carico di perennità
Già nel Natale c’è tutto il mistero della Pasqua: nascita e morte, inizio e compimento, chicco di grano e pane croccante, Cristo Gesù in una mangiatoia tra la paglia battuta. È sbocciato l’oggi di Dio, quell’oggi a cui hanno guardato tutte le promesse, quell’oggi unico a non essere più soggetto al tempo perché carico della perennità di Dio. Quest’oggi non finirà mai, perché la nascita di Gesù non è un fatto che si perde nel tempo, ma resta perenne come perenne nascita di Dio nel mondo.Dopo Gesù Cristo chi cerca Dio passa necessariamente per la ricerca del vero uomo, e la vita cristiana coincide con un cammino di umanizzazione nella potenza della grazia. Non è possibile cercare Dio senza cercare la vera umanità, né fare un cammino di salvezza senza aprire strade
di autentica umanizzazione per i piccoli.


PER IL CONFRONTO NEL GRUPPO
– Quali sono gli elementi di gioia di questo Natale?
– Che cosa porta di nuovo nella tua vita la nascita di Cristo Gesù?


IN FAMIGLIA
Crea un po’ di posto per il Signore.
Tra le tante cose che arrivano in casa in questi giorni, regali, cibo, auguri…
metti da parte qualcosa per offrirlo a chi non ha nulla.
In famiglia scambiatevi la pace dopo l’apertura dei regali o all’inizio del pranzo natalizio,
riconoscendo così che Gesù è in mezzo a noi.


(tratto da R. Paganelli – Entrare nella domenica dalla porta della Parola, anno A, Elledici 2015)