ESULTA
Is 35,1-6a.8a.10 – Dite agli smarriti di cuore: «Coraggio»
Gc 5,7-10 – Siate costanti
Mt 11,2-11 – Ecco, davanti a te mando il mio messaggero
Si apre una via santa
Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi: l’opera di salvezza del Signore si rivolge a un’umanità malata, ciechi, sordi, zoppi, nella quale la malattia fisica è solo il segno esterno di una malattia spirituale di cecità rispetto alle opere di Dio, di sordità rispetto alla sua parola, di fatica a camminare secondo i suoi precetti. Ma tutto questo non sarà più, si apre una via santa, e la via è santa perché il Signore stesso vi cammina con il suo popolo, perché è diretta verso il suo monte santo, e perché chi vi cammina riceve la purificazione da ogni macchia di peccato. La salvezza è spesso descritta come un ritorno a casa (vedi la parabola del figliol prodigo), dove la vera casa è Gerusalemme (Sal 86/87,5). Tutto questo si realizza con pazienza e con l’atteggiamento interiore tipico del credente di fronte alla storia. L’invito alla pazienza è richiamo a imitare la pazienza di Dio, che sola ci conduce alla conversione (cf Rm 2,4). Nella sua magnanimità Dio crea in noi lo spazio per una vita nuova e perdonandoci ci rende capaci di aprirci al prossimo. In questo senso la pazienza non è una virtù, ma è il primo frutto della carità, dell’amore di Dio in noi: l’amore è paziente (1 Cor 13,14).
In Cristo Gesù è cambiata la storia
Giovanni Battista, sottoposto alla prova del carcere e quindi del senso di fallimento e di impotenza, ascolta le notizie su Gesù e dubita della potenza di Dio e del suo Cristo. Alla domanda dei discepoli del Battista, Gesù non risponde «sono io», ma dice che è cambiata la storia. I discepoli devono tornare da Giovanni e riferirgli quello che loro stessi hanno udito e visto. Anche noi ogni giorno, stando nelle nostre «prigioni», ascoltiamo la buona notizia del Vangelo. Bisogna annunciare la buona novella a partire da quello che noi stessi sentiamo e vediamo. La testimonianza del fratello è indispensabile per comunicare il Vangelo. «Beato è chi non sarà scandalizzato di me»: le opere di Gesù sono grandi, mentre lui è piccolo e povero fino alla croce. Questo è insopportabile per chi spera in un Messia trionfante. Beato chi ode e vede con un cuore pieno di fede.
Cristo Gesù apre le porte del Regno
Tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui: c’è una differenza radicale fra la generazione dei nati di donna e quella del Regno dei cieli, dove si è generati da Dio e si è portatori, nella propria piccolezza, del mistero di Dio. Gesù, venendo fra noi, con la sua Pasqua ci ha spalancato le porte del Regno. Nella fede abbiamo i segni della pienezza Il credente non si lascia spaventare, e nemmeno preoccupare, nella prova, così come non si lascia sedurre da prospettive o da imprese lontane dalla luce serena del Cristo. Ma non si tratta esclusivamente di un’attesa! La fede coglie «già» presenti i segni di quella pienezza di cui attende il compimento. Il credente è entrato ormai in un modo «nuovo» di vedere, sentire, interpretare (i ciechi vedono, i sordi odono, ai poveri è annunziata la buona notizia); anzi, solo adesso ci vede «veramente», cioè è in grado di cogliere lo strato profondo e autentico della realtà.
PER IL CONFRONTO NEL GRUPPO
– Che cosa facciamo per dare continuità alla via santa aperta dal Signore?
– Come leggi, tu, la realtà? Come ti chiede di leggerla l’Evangelo?
IN FAMIGLIA
In famiglia diamo valore a tutte le attese e possiamo piantare un bulbo di fiore che pian piano germoglia e, vedendo questo segno, attendiamo la vita che sempre germoglia.
Con una preghiera litanica proviamo a dire quali sono in questo momento i motivi di esultanza e di gioia.
Gioisco perché il Signore è con noi.
Gioisco per i figli.
Gioisco per l’amore che c’è tra noi.
Gioisco per la Chiesa.
Gioisco…
(tratto da R. Paganelli – Entrare nella domenica dalla porta della Parola, anno A, Elledici 2015)