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2. Esegesi – 2 Pasqua C, 28 apr ’19

PACE A VOI

Atti 5,12-16 – Venivano aggiunti credenti al Signore
Apocalisse – 1,9-11a.12-13.17-19 Quello che vedi, scrivilo in un libro
Giovanni – 20,19-31 I discepoli gioirono al vedere il Signore

Dare una mano
La mano di Dio opera attraverso le mani degli apostoli. Le mani del Signore sono presenti in tutte e tre le letture di questa domenica (cfr. Ap 1,17 e Gv 20,20.25.27). La salvezza all’umanità giunge attraverso l’annuncio del Vangelo che gli apostoli trasmettono attraverso la loro persona, perfino mediante la loro ombra (At v. 15). I miracoli e i segni avvengono tra il popolo, e nella comunità si opera una specie di contagio e cresce il rispetto per la serenità della vita dei discepoli. La comunità diventa efficace ed espressione della risurrezione del Cristo là dove libera l’uomo. L’Apocalisse mostra come per tutti i discepoli di Gesù l’incontro con il Signore risorto, che avviene in modo eminente nel suo giorno, è conversione dalla solitudine all’unione sponsale con Lui. La creatura può sussistere di fronte al Creatore solo per un atto della sua misericordia (cfr. Es 33,18-23). Non a caso nella sera che segue la grande alba della risurrezione, nel primo saluto di pace i discepoli riconoscono Cristo come vivo dietro i segni della sua morte, è l’inizio della gioia messianica.

Una nuova creazione
Nel secondo saluto essi percepiscono soprattutto il senso della missione, e il dono dello Spirito li abilita a questo compito. Un dono che si esprime come una nuova creazione: Gesù «alitò su di loro» (Gv 20,22) come fece YHWH col primo uomo (Gn 1,2). Con questo secondo soffio dello Spirito, è portata a compimento la nuova creazione, in cui il peccato è vinto dal perdono: «nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati» (Lc 24,47). L’annuncio della risurrezione che ognuno di noi è chiamato a fare, può essere vero ed efficace solo quando facciamo l’esperienza personale e comunitaria con il Risorto che si manifesta a noi quando il cuore ha paura, quando siamo fragili. Il Signore non si presenta ai discepoli timorosi come un re glorioso, ma come il Signore che manifesta i segni della passione e della crocifissione. Egli che ha vinto la morte per sempre, dona la pace attraverso i segni del sangue versato per amore. È così che i discepoli lo riconoscono e gioiscono per la sua presenza.

La fede in crescita
Questa maturazione progressiva nella fede è presentata in forma emblematica nella figura di Tommaso, che non essendo con gli altri non riceve con loro la visita del Risorto. Non accogliendo prontamente l’annuncio evangelico della risurrezione che gli viene dato, ma ricercando altre conferme, si preclude la gioia della comunione che viene dallo Spirito Santo ed è donata ai «piccoli» (cfr. Mt 11,25 e 1Cor 1,21). Tommaso è simbolo di ognuno di noi che crede, ma nel cui cuore abita sempre la necessità di vedere, di toccare, riconosce Cristo Gesù per un incontro ancora più singolare. Tocca il suo corpo glorioso che sempre ha i segni dei chiodi e le piaghe nel costato. In questa pagina del Vangelo la fede e l’incredulità si sovrappongono e, camminano insieme. I credenti dei primi tempi della Chiesa devono continuare l’esperienza del Cristo su altri parametri, ma Tommaso diventa il simbolo di coloro che crederanno senza aver visto.

L’esperienza dell’incontro
Le parole di Gesù: «Guarda le mie mani, stendi la mano, e mettila nel mio costato» (Gv 20,27), oggi risuonano con la voce di ogni uomo sofferente. L’esperienza di fede che si manifesta nell’incontro con il Signore, diventa garanzia per l’invisibile, lo Spirito che i discepoli ricevono è eredità per il cammino futuro, i segni della passione, la strada per accogliere la pace. Per tutti, attraverso il percorso di Tommaso, vengono indicati alcuni punti sulla possibilità di fare esperienza del Risorto. Un primo punto è dato dalla testimonianza della comunità: «Abbiamo visto il Signore» (v. 25). Il fedele deve percepire il venire del Signore attraverso la vita della comunità. Un secondo punto di verifica dell’esperienza è il vedere e il toccare il Risorto. Ora, questa esperienza va fatta nella carne sanguinante della comunità e dell’umanità intera.


PER IL CONFRONTO NEL GRUPPO
– Come vivi quando dai una mano a qualcuno?
– La pace di Cristo Gesù che spazio ha nella tua vita?

IN FAMIGLIA
Ogni membro della famiglia traccia il profilo della propria mano, su ogni dito scrive un possibile servizio da offrire.
Si leggono tutte le indicazioni di servizio, si accostano quelle simili e ci si confronta su quelle più diverse per trovare un impegno che faccia risaltare il profumo e la forza della risurrezione.


(tratto da: R. Paganelli – Vivere la domenica aprendoci alla Parola, anno C – Elledici 2015)