Per aiutare i nostri piccoli a vivere meglio la Liturgia della Parola
PRIMA LETTURA (Siracide 35,15b-17.20-22a)
In un mondo in cui i malvagi corrompono i giudici ed essi si lasciano corrompere (solo al tempo del Siracide?), questa parola di Dio rimanda all’unico giudice giusto, che non ascolta i malvagi, non chiude gli occhi sulle ingiustizie e i soprusi dei potenti e soccorre i poveri e i deboli.
* Capire le parole
– Supplica. È una tonalità della preghiera che si fa accorata richiesta di aiuto a Dio.
– L’Altissimo. È uno dei nomi con cui viene invocato Dio, riconosciuto che Colui al di sopra del quale non vi è nessun’altra entità divina.
SECONDA LETTURA (2 Timoteo 4,6-8.16-18)
Paolo è in prigione, stanco e consapevole che la sua vita terrena è giunta alla conclusione. Tracciando un breve bilancio della sua vita, quasi come saluto all’amico e discepolo Timoteo, non si vanta, ma ribadisce che si è affidato totalmente al Signore, da cui solo aspetta il premio, e ha dedicato tutta la sua vita alla diffusione del Vangelo.
* Capire le parole
– Essere versato in offerta. Paolo presagisce una morte violenta. Verrà difatti decapitato.
– Ho conservato la fede. Ciò che più vale, nell’insegnamento di Paolo, alla fine della vita di una persona, è il presentarsi al cospetto di Dio con l’aver conservato la fiducia in lui nonostante le tante prove attraversate.
VANGELO (Luca 18,9-14)
Luca indirizza questa parabola ai cristiani che corrono il rischio di somigliare ai farisei, quando si ritengono migliori degli altri, perché con le loro buone opere hanno «meritato» la salvezza. La giustificazione non si merita, è un dono che Dio fa a tutti coloro che si presentano a lui e pregano con umiltà.
* Capire le parole
– Fariseo. Erano un gruppo politico-religioso caratterizzato da disprezzo nei confronti delle nazioni pagane e idolatre che li circondavano. Veniva insegnato loro insistentemente a distinguersi dai propri vicini, da qui la fama di sentirsi superiori.
– Pubblicano. Questo termine indica gli esattori delle tasse, che svolgevano tale compito per conto dei romani e abusando della propria autorità a danno della povera gente.
– Tornò a casa giustificato. Abbiamo qui un termine proprio della teologia di san Paolo: la giustificazione. Per semplificare alla portata di un bambino: come dopo un’assenza a scuola occorre essere riammessi tramite la “giustifica” scritta con la firma del genitore che spiega al maestro il motivo dell’assenza, così Gesù dopo un peccato di cui ci si è pentiti “riammette” l’uomo all’amicizia con Dio dicendo a Dio Padre: lo giustifico io.
PER RIASSUMERE… I cristiani (in Italia una piccola percentuale) ogni domenica partecipano all’Eucaristia; come tornano a casa? Uguali a prima? Giustificati? O con un peccato in più? La parabola di oggi ci invita a dare una risposta che è determinata da una virtù non solo dimenticata ma disprezzata dalla cultura dominante: l’umiltà.
Le parole da capire sono curate dall’autore del sito liturgico; le parti in corsivo sono un libero adattamento da “Messale delle Domeniche e feste 2019 – LDC”